PIO XI
In un piccolo
paese alle porte di Milano, Desio, nel maggio del 1857 nacque Ambrogio
Damiano Achille Ratti, che passerà alla storia come Papa Pio XI.
Sin da
bambino venne educato da dei sacerdoti, tanto che a 10 anni entrò in
seminario. Tra gli ecclesiali effettuerà tutti i suoi studi, riuscendo
infine ad ottenere ben tre lauree in tre atenei cattolici differenti.
Il Ratti nel
1879 ottenne i voti sacerdotali. In questa maniera si poté concentrare
solo sui suoi studi. Fu così che nel 1882 , nel giro di 6 mesi terminò
tutti i suoi studi universitari.
Nella
Pontificia Facoltà della Sapienza riuscì a conseguire la laurea in
teologia; all’Università Gregoriana ottenne quella in diritto canonico,
mentre dalla Pontificia Accademia di San Tommaso uscì con una laurea in
filosofia.
Terminati gli
studi, Achille Ratti torna a Milano, dove trova impiego come insegnante.
Infatti venne chiamato ad insegnare sacra eloquenza e teologia dogmatica
nel Seminario teologico del quale era stato alunno. A partire dal 1888 e
fino al 1912, entrò a far parte dei dottori della Biblioteca Ambrosiana,
della quale divenne prefetto nel 1907.
Non bisogna però considerare il Ratti semplicemente un
uomo di cultura. Appassionato di alpinismo, durante il suo impegno alla
biblioteca ambrosiana trovò anche il tempo di aprire nuove vie di
scalata sia sul Monte Bianco che sul Monte Rosa con l’ausilio del
sacerdote Grasselli. Oggi questi spazi portano ancora il nome dei loro
scopritori.
Il prefetto della Biblioteca Ambrosiana però è costretto
a lasciare l’amato e culturalmente appagante lavoro milanese per
rispondere, nel 1912 alla chiamata del Pontefice Pio X, che lo vuole a
Roma come vice-prefetto della Biblioteca Vaticana. Due anni dopo diverrà
prefetto della stessa Biblioteca.
Achille Ratti
si trova a suo agio come bibliotecario, restaurando e studiando
documenti storici sembra riesca ad esprimere al meglio tutto il suo
talento. Non è dello stesso parere il successore di Pio X, Papa
Benedetto XV, che, nel 1918 decide che il Ratti sarà il Visitatore
apostolico per la Polonia e la Lituania. Il dotto prefetto della
biblioteca vaticana fu indicato come il responsabile della ricostruzione
della Chiesa in quei territori sconvolti dalla guerra.
Il severo
impegno del Ratti nell’opera di ricostruzione trova un appoggio nel
Governo polacco, il quale decide di ripristinare le relazioni
diplomatiche con la Santa Sede, portando il visitatore a divenire il
Nunzio apostolico e anche Arcivescovo nella Cattedrale San Giovanni di
Varsavia.
Il 1920 è un
anno terribile per la Polonia: infatti le truppe russe invasero lo
Stato. Molte rappresentanza diplomatiche di conseguenza decisero di
lasciare il Paese, ma non il Nunzio apostolico che decise di restare
fedele al suo compito restando lì, affermando che il suo essere
sacerdote sarebbe rimasto uguale in qualsiasi situazione politica si
fosse trovato.
Il ritorno in
Italia del Ratti avverrà solo dopo l’ordine di Benedetto XV, che
decise per il coraggioso nunzio il ruolo di Arcivescovo di Milano e
Cardinale. Siamo su finire del 1921.
La morte di
Benedetto XV, all’inizio del 1922, costringe il Cardinale a lasciare
dopo pochi mesi il capoluogo lombardo per recarsi al Conclave. Il 6
febbraio 1922, al quattordicesimo scrutinio, Achille Ratti venne eletto
Papa. Il nuovo pontefice decise di prendere il nome di Pio XI. Il primo
gesto del nuovo successore di Pietro è fondamentale per comprendere i
suoi orientamenti. Egli infatti accettò di ripristinare la tradizione,
interrotta nel 1870 con la presa di Roma da parte del Regno d’Italia, di
benedire “Urbi et orbi” dalla loggia esterna di San Pietro dopo la sua
acclamazione la popolo. Sembra che con Pio XI i tempi siano maturi per
la soluzione della cosiddetta “questione romana “.
Si dovrà
attendere pochi anni, infatti, che tra Santa Sede e Regno di Italia
scoppi la pace con firma del concordato. Con questo atto il Vaticano
riconobbe l’esistenza del Regno d’Italia e l’appartenenza di Roma a
questo Stato. A sua volta il Regno d’Italia lascia piena libertà allo
Stato della Città del Vaticano, Paese sotto la sovranità del Sommo
Pontefice.
Papa Pio XI
fu ovviamente un pontefice con la preparazione e un’enorme cultura tale
da poter rivolgersi, nelle sue encicliche, al popolo cattolico spiegando
alcune situazioni urgenti e delicate riguardanti il mondo dell’epoca. La
grandezza di questi scritti la si coglie ricordando che molti di questi
verranno ricordati dal suo successore Giovanni XXIII, l’ideatore del
Concilio Vaticano II.
Partiamo in
questo excursus dalla “Divini illius Magistri”, del 1929. In questa
enciclica il papa Pio XI ricorda il fondamentale ruolo della Chiesa come
ente educativo, sia nei confronti delle famiglie che nei confronti dei
giovani. L’obiettivo dell’educazione cattolica dovrà essere indicata
verso la formazione di un maturo cristiano. Sarà una pietra miliare,
molto utile da ricordare soprattutto alla luce di quello che accadrà a
causa del governo fascista anni dopo.
Il ruolo
della donna è invece al centro dell’Enciclica del’anno successivo, il
1930, “Casti connubii”. In questa opera il pontefice si schiera in
favore di una certa emancipazione femminile rispetto alla mentalità
vigente all’epoca.
Risale al
1931 la “Quadrigesimo anno”, questa Enciclica servì per recuperare ed
innovare le indicazioni sulla dottrina sociale cattolica della “Rerum
Novarum” di Leone XIII .
Pio XI si
pone anche contro il colonialismo e il tentativo di omogeneizzare la
cultura che i grandi stati europei stanno facendo soprattutto in Africa,
esemplificativo, da questo punto di vista, è l’Enciclica “Ad Catholici
sacerdotii”, datata 1935, dove il pontefice ricorda ai sacerdoti il loro
ruolo di portavoce dell’uguaglianza sociale e della pace tra i popoli.
Nonostante i
Patti Lateranensi abbiano dissolto molti dei problemi che il Vaticano
aveva con i Regno d’Italia, il tentativo del governo Mussolini di
omologare in maniera fascista la formazione delle giovani generazioni
trova in Pio XI un acerrimo nemico.
Infatti,
proprio mentre il governo italiano ordina di scogliere le associazioni
come gli scout e l’Azione Cattolica, il Papa decise di scrivere
l’Enciclica Non
abbiamo bisogno (1931)
dove denuncia le violenze che i vari educatori subisco dagli squadristi,
è l’ovvio proseguo della “Divini illius Magistri”.
Pio XI,
conscio del suo ruolo pastorale, non poté esimersi di intervenire alla
luce dei funesti avvenimenti che stavano accadendo in Europa: la
dittatura comunista in Unione Sovietica e l’avvento del nazismo di
Hitler in Germania.
Contro questi
due potenti nemici delle libertà umane il pontefice usa l’arma delle
Encicliche. La “Mit brennender Sorge” (Con viva ansia) fu quella
utilizzata contro il Reich nazista e la “Divini Redemptoris” servì a
chiarire la posizione pontificia contro l’ateismo di Stato comunista.
Oltre al lavoro diplomatico- pastorale non dobbiamo
dimenticare la formazione del pontefice e il suo amore per la cultura.
Oltre che noto umanista Pio XI era appassionato delle scienze fin da
piccolo. È questa sua curiosità verso lo sviluppo tecnologico che lo
portò a fondare, con l’ausilio di Marconi, la Radio Vaticana.
Sempre avvalendosi di un famoso studioso come padre
Agostino Gemelli, il Papa si impegnò nella ristrutturazione della
Pontificia Accademia delle Scienze (1936), ammettendovi anche
personalità non cattoliche e pure non credenti.
Inoltre, dato che il cielo di Roma non permetteva più
grandi ricerche astronomiche, Pio XI dispose che la Specola Vaticana,
l’antico osservatorio posto nei giardini vaticani, venisse trasferito
nella residenza estiva del pontefice a Castel Gandolfo, fuori Roma.
Siamo nel 1935 e l’intero osservatorio fu rifondato e affidato ai
Gesuiti.
Per ricordare l’instancabile sete di conoscenza che era
tipica di Papa Ratti La sua casa natale è divenuta oggi la sede del
Museo Casa Natale Pio XI e del "Centro Internazionale di Studi e
Documentazione Pio XI".
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