PAOLO VI
Giovanni
Battista Montini, che diverrà pontefice con il nome di Paolo VI, nacque
in provincia di Brescia da una famiglia di estrazione borghese.
Fin da
piccolo Giovanni Battista fu un bambino spesso cagionevole di salute.
Questa situazione influì certamente sul suo carattere molto timido.
Inoltre per questa ragione ebbe l’opportunità di seguire il seminario da
studente esterno. Venne ordinato sacerdote nel 1920. Dopo l’ordinazione
il giovane Montini si trasferì a Roma per studiare all’università.
Tra il 1922 e
il 1924 riesce a laurearsi in diverse materie: filosofia, diritto
canonico e diritto civile.
Ottenuti i
titolo di studio, Montini iniziò subito la sua carriera all’interno
della Segreteria di Stato, ufficio nel quale continuerà a lavorare per
ben 30 anni.
Oltre a
questo iter diplomatico all’interno del Vaticano, il Montini venne
nominato assistente ecclesiastico nazionale della Federazione
universitaria Cattolica italiana (Fuci).
Nel 1937 il
suo cursus honorum all’interno della Segreteria di Stato lo porta a
ottenere il ruolo di sostituto alla Segreteria di Stato. In questo nuovo
incarico si trova a collaborare in maniera stretta con il Segretario di
Stato dell’epoca, il cardinale Eugenio Pacelli. Si tratta lo stesso
Pacelli che, nel 1939, salì sul soglio pontificio come Papa Pio XII.
Papa Pacelli
decise di tenersi vicino il Montini, offrendogli di mantenere il suo
incarico di sostituto alla Segreteria di Stato, al servizio del nuovo
cardinale incaricato, Maglione. Con la Morte del Segretario di Stato, il
cardinal Maglione, avvenuta nel 1944, non venne delegato nessuno per
quel ruolo, in questa maniera il Montini si trovò a lavorare di nuovo a
stretto contatto con il Santo Padre.
Ed è proprio
al fianco del pontefice che, discreto ma attivo, rimanendo prudentemente
sempre nell’ombra, il Sostituto Montini, durante la seconda guerra
mondiale, riuscì nel difficile compito di coordinare tutti i soccorsi
effettuati nei confronti delle popolazioni colpite dal conflitto da
parte del neutrale Vaticano.
Con la fine
del conflitto mondiale, e la creazione dei due blocchi contrapposti in
Europa, all’interno del Vaticano si crearono due schieramenti, coloro
che spingevano per una lotta estrema contro il comunismo, altri per un
comportamento più comprensivo.
Il Montini,
moderato per natura, cercò sempre una mediazione nei comportamenti da
parte delle organizzazioni religiose. Fu così che il giovane sostituto
ottenne la fama di “Montini il progressista”.
Nonostante
questa nomina scomoda, Pio XII vorrebbe nominare e premiare il Montini
con la berretta cardinalizia.
Il prelato,
invece, conscio di non essere completamente apprezzato all’interno della
curia romana, chiese la dispensa e non venne creato cardinale. Lavorando
duramente nella Segreteria di Stato, il Montini collaborò
all’organizzazione dell’Anno Santo del 1950. Inoltre si impegnò a
fondare le ACLI e la Pontificia Opera di Assistenza.
Nel 1953
l’esperienza del Montini si accresce anche dal punto di vista pastorale,
viene nominato arcivescovo di Milano, pur non avendo il titolo di
cardinale. Nel capoluogo lombardo monsignor Montini risultò essere una
persona molto interessata ai problemi sociali e dei lavoratori, conscio
che in quel periodo in Lombardia dal punto di vista dell’occupazione era
un territorio abbastanza turbolento.
Fu
impossibile per il Montini rifiutare la nomina cardinalizia offertagli
dal nuovo Papa Giovanni XXIII. Lo stesso pontefice incaricò il neo
cardinale di un lavoro piuttosto delicato: doveva far parte della
commissione preparatoria per il Concilio Vaticano II.
Giovanni
XXIII decise inoltre che il neo porporato Montini avrebbe dovuto
eseguire a nome del pontefice alcuni viaggi in giro per il mondo.
A vedere a
posteriori questo interessamento di Papa Roncalli verso il Montini
sembra quasi che gli volesse far fare un “corso di formazione” da
pontefice.
Il Cardinal
Montini non dovette solamente preparare il Concilio, ma anche
concluderlo. Infatti, alla morte di Giovanni XXIII, il Montini venne
elevato al soglio pontifico con il nome di Paolo VI.
Tra le innovazioni del nuovo pontefice ricordiamo la
cancellazione dell’indice dei libri proibiti.
In questo clima di innovazione, Paolo VI riformò, nel
1965, il Sant'Uffizio. L’antica istituzione prese il nome di
Congregazione per la dottrina della fede. Inoltre, nel 1967, il Papa
istituì la celebrazione della Giornata mondiale della pace, da
ripetersi il primo giorno di ogni anno.
Nel 1967
Paolo VI confermò la necessità del celibato per i prelati con
l’Enciclica “Sacerdotalis Caelibatus”.
Il suo
impegno per i più bisognosi trova il suo apice nella vendita, da parte
di Paolo VI, della tiara papale. L’incasso della vendita andò ai
bisognosi.
L’apice del
pontificato di Papa Montini si raggiunse con l’Enciclica “Humanae
Vitae”. In quello scritto il pontefice diede la linea di condotta del
Vaticano nel confronti di temi caldi come la contraccezione, dell’aborto
e del controllo delle nascite.
Un altro
momento forte del pontificato di Paolo VI, fu la proclamazione dell’Anno
Santo 1975. La partecipazione della gente fu buono, con l’arrivo a Roma
di circa 8 milioni di pellegrini.
Paolo VI non
godè dello charme mediatico che ebbero Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I
e II prima e dopo di lui. Nonostante tutto ciò aprì la strada del cielo
ai pontefici. Infatti fu il primo papa a prendere l’aereo, nonché il
primo a visitare tutti i cinque continenti.
Tra i viaggi
apostolici di Paolo VI ricordiamo la visita in Palestina nel 1964,
l’incontro con il patriarca ortodosso Atenagora. Inoltre ricordiamo il
viaggio ad Istanbul, un umile passo in avanti nei confronti dei rapporti
con la Chiesa d’Oriente.
Paolo VI
continuò l’opera di rinnovamento della figura del pontefice. Infatti
decise di abolire gli antichi e pomposi cerimoniali antichi, sostituì il
trono papale con una poltrona. Impose il limite di 80 anni per la
partecipazione ad un conclave.
Papa
Montini,pronto ad aprire la Chiesa al mondo, decise di far costruire una
nuova aula delle udienze, quella che oggi porta il suo nome.
Fu sempre
sotto questo pontefice che gli uffici vaticano aprirono le loro porte
alle donne.
Amico del
segretario della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, si espone scrivendo
una lettera alle Brigate Rosse che avevano rapito lo statista,
chiedendone la liberazione. La missiva ebbe spazio su tutti i maggiori
quotidiani nazionali. Il 13 maggio 1978, dopo il ritrovamento del corpo
senza vita di Moro, venne celebrata una messa in suffragio dello
statista della DC, nella Basilica di San Giovanni in Laterano. In
quell’occasione, Paolo VI si espresse in un’omelia in onore dell’amico
ucciso dalle Brigate Rosse.
Nell’estate
del 1978, mentre era nella residenza estiva di Castel Gandolfo, Papa
Paolo VI spirò. Il giudizio che ebbero di lui i suoi immediati
successori è abbastanza chiaro, basti pensare che si vollero chiamare
Giovanni – Paolo, i nomi dei due pontefici che aprirono la Chiesa alla
modernità.
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