PASQUA
Uova, colomba e l'agnello della
risurrezione
La parola "Pasqua" deriva dal latino Pascha e
corrisponde all’ebraico Pesach che significa
Passaggio.
Solennità della Chiesa Cristiana in commemorazione della
resurrezione di Gesù Cristo; si celebra la prima domenica dopo il primo
plenilunio che segue l’equinozio di primavera, ricorrente tra il 22 marzo
e il 25 aprile; inizialmente veniva celebrata ogni domenica, la ricorrenza
annuale si deve al Concilio di Nicea nel II secolo d.C. che stabilì anche
di fissare questa festa nella prima domenica dopo la prima luna piena successiva
all’equinozio di primavera.
Per il Cristianesimo è la prima e fondamentale festa
dell’anno liturgico; per il Cristo è il "passaggio" dalla vita terrena,
attraverso la sofferenza, alla vita eterna; per i cristiani è il "passaggio"
dal peccato alla vita nuova in Cristo, mediante il battesimo.
Le celebrazioni pasquali che hanno il loro culmine nel
triduo pasquale del giovedì, venerdì e sabato santo e soprattutto nella
veglia pasquale e nel giorno di Pasqua, sono preparate dalla Quaresima.
La gioia della Pasqua si prolunga per sette settimane,
"come un solo giorno di festa e di letizia" e si conclude con la Pentecoste.
Il calcolo matematico della data è molto complesso e
difficoltoso poiché bisognerebbe conoscere: la lettera domenicale, l’epatta
(l’età della luna al 1° gennaio dell’anno che si vuole calcolare) l’indizione
romana, il ciclo solare, il numero aureo (posizione dell’anno all’interno
del ciclo metodico intendendo quest’ultimo un periodo di 19 anni da sovrapporre
al ciclo solare).
La complessità di tali calcoli può essere superata da
una semplice formula dovuta al matematico, astronomo, fisico e geodeta tedesco
Karl Friedrich Gauss,tuttora impiegata:
Sia A l’anno per il quale si vuole calcolare la Pasqua,
siano M e N i valori di cui alla sottoindicata tabellina e
si indichino i resti delle seguenti divisioni:
A : 19 con "a"
A : 4 con "b"
A : 7 con "c"
(19 x "a" + M) : 30 con "d"
(2 x "b" + 4 x "c" +6 x "d" +N) : 7 con "e"
per gli anni…..M vale…..N vale
1700-1799……..23………3
1800-1899……..23………4
1900-2099……..24………5
2100-2199……..24………6
Allora la Pasqua cadrà il giorno (22 + "d" + "e") di
marzo,o, se la cifra ottenuta supera 31, il giorno ("d" + "e" – 9) d’aprile
dove 22 e 9 sono due numeri fissi.
Nella ricca tematica delle usanze pasquali emerge la
tradizione di mangiare l’agnello; ricorda il pranzo pasquale degli ebrei
in memoria dell’esodo dall’Egitto mediante il "passaggio" del Mar Rosso,
il "passaggio" cioè dalla schiavitù dell’Egitto alla libertà; per festeggiare
il rinnovamento Mosè ordinò al popolo di sacrificare un agnello tutto bianco,
tingerne le porte con il sangue, farlo arrostire e mangiarlo con pane azzimo,
la sera del quattordicesimo giorno del primo mese di primavera; per gli
Ebrei, quindi, mangiare l’agnello ricorda il sacrificio offerto al Dio d’Israele
prima di partire dall’Egitto; per i cristiani significa "l’agnello di Dio",
l’agnello figura di Cristo, vittima innocente e immacolata.
Le uova benedette ricordano che nei tempi passati erano
proibite durante la Quaresima per poi ricomparire sulla tavola insieme al
capretto, all’agnello, al salame con il significato che il tempo della penitenza
e del digiuno era finito; venivano portate a benedire prima di essere donate
come simbolo di speranza, di abbondanza e di nuova vita.
Intorno al XV secolo venivano servite a pranzo le uova
sode dipinte a mano ed in molti paesi europei si diffuse la tradizione di
iniziare la colazione con una frittata fatta con le uova deposte dalle galline
il venerdì santo.
Nel XVI secolo nacque l’usanza di nascondere tra le uova
una sorpresa e con l’importazione del cacao dal Messico la sorpresa entrò
nell’uovo di cioccolata.
La tradizione della colomba pasquale, che è il simbolo
dello Spirito Santo, non dovrebbe comparire sulla tavola a Pasqua, ma a
Pentecoste, giacché vuole ricordare la pace che tornò fra Dio e gli uomini
dopo il diluvio universale, infatti fu proprio una colomba a tornare nell’Arca
con un ramoscello d’ulivo nel becco.
Una tradizione popolare della sera del sabato santo è
quella che viene ancora seguita a Firenze, durante i riti della Resurrezione;
una colomba (ora non più viva ma artificiale) viene fatta partire dall’altare
maggiore con un piccolo razzo e scorrendo su un filo va ad incendiare un
carro: il tutto vuole simboleggiare il candore dell’animo e la forza purificatrice
del fuoco sempre presente negli antichi riti ma che il cristianesimo, molto
spesso, ha sostituito con l’acqua benedetta
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