GIUSEPPE MAZZINI
Nato a Genova nel 1805, Giuseppe Mazzini è stato uno dei
pensatori più importanti del Risorgimento Italiano.
Figlio di un medico, Mazzini crebbe nell’ambiente di Genova,
un luogo tradizionalmente ricco di sapori democratici e di radici repubblicane.
Laureatosi in legge nel 1827, Giuseppe Mazzini assorbì in
maniera profonda molti degli ideali del Romanticismo europeo.
Sulla base della propria formazione, uno degli interessi
principali del Mazzini sarà quello dell’indipendenza Italiana. Per inseguire
questo sogno si iscrisse, nel 1827 alla “Carboneria”. Nell’associazione
segreta riuscì in maniera piuttosto rapida ad ottenere un ruolo importante.
La sua vita da esule cominciò già nel 1830, quando fu costretto
a fuggire in Francia dopo un arresto per una delazione subita.
Nell’ambiente di Marsiglia, Mazzini maturò la decisione di
abbandonare la Carboneria, troppo lontana dalle idee del pensatore genovese,
e iniziò a seguire il suo progetto di formare una nuova forza politica,
che avrebbe dovuto seguire un ideale rivoluzionario e democratico: si tratta
del primo embrione della “Giovine Italia”.
All’origine della nuova formazione vi è una critica forte
e netta alla Carboneria a cui si imputa di essere troppo elitaria e clamorosamente
disorganizzata al proprio interno. Il risultato di questa situazione è che
la Carboneria risulta essere un’organizzazione a forma piramidale, in cui
i singoli adepti non sono a conoscenza dell’intero programma politico per
cui lottano. La “Giovine Italia” dunque vuole proporre un nuovo modello
di lotta politica che, innanzi tutto, vuole prima educare e dopo coinvolgere
le masse, con l’obiettivo di creare un movimento rivoluzionario popolare
e nazionale. Vi è, nel pensiero mazziniano, un interesse marcato rivolto
ai giovani, che sono visti come nuovi pilastri portanti per fondare
un lotta politica.
Nel 1831 il Mazzini tentò invano, con una missiva indirizzata
al Re di Sardegna Carlo Alberto, di porre il sovrano sabaudo al comando
di un movimento di ribellione ai dominatori stranieri, con l’obiettivo di
una unificazione dell’Italia.
Di fronte a questo fallimento, partirono, da parte del Mazzini,
le indicazioni sul come far partire i nuovi moti rivoluzionari sotto l’egida
della Giovine Italia; la nuova associazione dovrà puntare a raggiungere
l’unità italiana, creando una repubblica, le cui fondamenta saranno date
dall’educazione delle masse e l’insurrezione. Il tutto venne riassunto nel
motto “pensiero ed azione”.
Inizialmente si ebbero numerose adesioni entusiastiche alla
Giovine Italia, successivamente, dopo i molteplici insuccessi, la struttura
dell’associazione iniziò a subire gravi perdite e calò di importanza all’interno
dei movimenti unitari italiani.
Nel 1848 il Mazzini mise realisticamente da parte le proprie
idee per abbracciare il progetto della Prima Guerra d’Indipendenza Italiana
iniziata dal Regno di Sardegna, nella speranza di poter vedere qualche risultato
da questa lotta.
Sfortunatamente i risultati della guerra furono disastrosi,
ma non per questo Mazzini si scoraggiò: lo si ritrova infatti nel triumvirato
(assieme a Saffi ed Armellini) della sfortunata esperienza della Repubblica
Romana del 1849.
L’ascesa del Cavour e della sua politica di evoluzione della
casata sabauda nel mondo italiano, e quella, dalla parte opposta dello schieramento
politico, del movimento operaio, costrinsero il Mazzini tra due fuochi,
destinando la sua visione politica al fallimento.
Infatti Giuseppe Mazzini continuò sempre nella sua vita a
sostenere idee democratiche e repubblicane al limite del socialismo, ma
il suo progetto risulterà sconfitto di fronte al programma liberal-conservatore
del Conte di Cavour, il grande maestro d’orchestra dell’unità italiana.
Nel contempo, Mazzini non si schierò mai apertamente con
il movimento socialista ed anarchico, rinunciando ad entrare nella I Internazionale
socialista.
Nel 1871 il Mazzini riuscì finalmente a rientrare in Italia
sotto mentite spoglie.
Trascorse gli ultimi anni della propria vita a Pisa.
È difficile collocare in maniera chiara e lineare la posizione
politica del Mazzini, nonostante che per un periodo venne chiamato “apostolo
d’italianità”, senza però accennare la fermezza del genovese contro la politica
dell’Italia unitaria e del Cavour.
Non è neppure possibile definire Mazzini un precursore del
movimento operaio, perché si mosse chiaramente contro la Prima Internazionale
e contro il movimento anarchico.
La parte del pensiero del politico genovese che ancora oggi
deve essere sottolineata è quella che mette in secondo piano il concetto
di Patria a quello più ampio di Umanità. Il Mazzini con questo ragionamento
si augurava che il concetto di nazione sarebbe stato superato, nell’ottica
positiva di creare una federazione fra i popoli europei che, da un lato,
avrebbe permesso la rimozione delle tensioni internazionali sanando le ferite
nazionaliste e, dall’altro, avrebbe permesso lo sviluppo anche dei popoli
più poveri.
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