Franz Kafka
Franz Kafka nasce a Praga nel 1993 da una famiglia ebraica e borghese.
Parliamo di lui in quanto si tratta di uno tra gli autori principali del
primo ‘900, un vero e proprio grande esponente della tradizione
romanzesca moderna, che è riuscito ad esprimere appieno i dubbi e i
timori degli uomini dell’inizio del XX secolo.
È il primogenito e l’unico figlio maschio della famiglia, in quanto avrà
solo altre 3 sorelle. Questo è un ruolo scomodo, infatti il padre
intende fare di Franz il suo erede, indirizzandolo verso una cultura
borghese del profitto, che è alla base del successo lavorativo del suo
genitore, senza però ascoltare quali siano le reali inclinazioni del
giovane.
Franz, purtroppo per lui, non si sente vicino a questa ottica della
vita. Anzi, queste forti spinte ad abbracciare la logica del profitto
fanno in modo che il ragazzo si senta sempre più lontano dalla realtà
della vita.
Questo sentimento di estraniamento sarà alla base di tutta l’opera
letteraria di Kafka.
Il giovane Franz frequenta il liceo classico in lingua tedesca e nel
1901 si iscrive alla facoltà di giurisprudenza, cercando in questa
maniera di esaudire i desideri paterni.
Nel 1902 avviene un momento importante nella vita di Kafka: il giovane
conosce Max Brod, un intellettuale ebreo che diverrà suo caro amico,
tanto vicino all’autore da esserne il curatore per le opere postume.
La conoscenza di Brod apre al giovane Kafka le porte per le
collaborazioni letterarie. È così che intorno al 1905 vede la luce
l’opera “Descrizione di una battaglia”. Nello stesso periodo trova un
lavoro presso le Assicurazioni Generali e poi presso l’Istituto di
assicurazione per gli infortuni sul lavoro.
Così per Kafka parte una doppia vita: di giorno inappuntabile impiegato,
di notte scrittore.
Tra il 1907 e il 1908 dalla mente fervida dell’artista escono diversi
testi: “Preparativi di nozze in campagna” e Meditazione, una serie di 8
racconti che vengono pubblicati mentre ancora Kafka era in vita, una
situazione molto rara per questo autore.
Kafka si avvicina, in questo periodo della sua esistenza, alla corrente
mistica dell’ebraismo detta Chaddismo. Anche questo legame con la parte
più esoterica della propria religione può essere letta come un desiderio
dell’autore di distaccarsi dalla realtà esistente.
Nel 1912 Kafka inizia il suo primo romanzo, “Il fochista”, prima parte
dell’opera “America” (nota anche come “Il disperso”).
Nello stesso anno inizia la sua prima relazione tormentata con il mondo
femminile: infatti in estate conosce la ragazza berlinese Felice Bauer.
Il rapporto tra i due è contrastato e mai lineare, e si protrae per
circa 6 anni senza giungere ad una felice conclusione.
Kafka, nonostante i vari impegni lavorativi, e l’ambizione di scrivere
un romanzo, non abbandona comunque il genere del racconto. In questa
ottica va visto come l’autore continui a scrivere opere brevi come ”La
condanna”, un’opera legata al disagio generazionale tra padri e figli, e
“Le metamorfosi”, una ulteriore conferma dell’estraneità dell’uomo
moderno rispetto ai suoi simili e alla società.
Nel 1914 l’autore inizia a scrivere il suo capolavoro, il romanzo “Il
processo”. Si tratta di una opera che rimarrà incompiuta e che verrà
pubblicata nel 1925, dopo la morte di Kafka.
Nel 1917 arrivano i primi sintomi della malattia che porterà al decesso
dell’autore: degli sbocchi di sangue indicano un inizio di tubercolosi
polmonare.
Kafka non smette il suo lavoro di denuncia della situazione di
estraneità in cui è costretto a vivere, anzi, nel 1919 scrive la
“Lettera al padre” una vera e propria denuncia verso il proprio genitore
ritenuto come il responsabile del grande disagio sociale dell’autore.
Proseguono con forte difficoltà i rapporti di Kafka con il gentil sesso:
un primo fidanzamento con Julie Wohryzeck fallisce perché ostacolato dal
padre dello scrittore, mentre il rapporto con Milena Jesenska ripercorre
le problematiche già viste nel rapporto con la Bauer, ossia parliamo del
desiderio di Kafka di restare isolato dal mondo esterno.
Nel 1923 la svolta. L’autore conosce Dora Dymant, una ragazza con la
quale decide di andare a convivere a Berlino. Sembra che finalmente
Kafka abbia trovato un equilibrio interiore, preparandosi a vivere
tranquillamente in compagnia di una persona a cui tiene. Di questo
periodo sono le opere “Una donnina” e “La Tana”.
Poco dopo la creazione del suo ultimo racconto “Giuseppina la cantante,
ossia il popolo dei topi”, le condizioni di salute di Kafka peggiorano
nettamente, costringendo l’autore prima a tornare a Praga e poi a essere
rinchiuso a Vienna in ospedale.
In questo luogo muore il 3 giugno del 1924.
Il sentirsi estraneo nel mondo reale da parte di Kafka si riproduce
anche nella produzione letteraria. Infatti è un autore di difficile
collocazione, in quanto è vicino a molte correnti, come ad esempio
l’espressionismo e il surrealismo, ma nella realtà si nota come sia un
personaggio unico, a cui non è possibile affibbiare alcuna etichetta. Le
sue opere sembrano uscire letteralmente da una lucida allucinazione,
dove il confine tra il reale e l’impossibile è strettamente labile.
Questo sentimento di disagio compare in maniera talmente tanto forte nel
complesso delle opere dell’autore Ceco che è stato addirittura coniato
il termine, “Kafkiano”, che indica apposta una situazione paradossale
vissuta con profondo malessere.
Possiamo vedere questo autore come un pensatore che è riuscito a
descrivere in maniera molto chiara quel sentimento di disagio e
estraniamento che rappresenterà la visione dell’uomo moderno nel 900.
|