Henry David Thoreau
Henry David Thoreau (1817-1862), nato a Concord nel Massachusetts,
si può inserire a pieno titolo nel ristretto ambito di artisti e scrittori
protagonisti del cosiddetto "Rinascimento americano".
Egli più degli altri esponenti di questa "corrente" (R.W.
Emerson, W. Withman, N. Hawthorne ed H. Melville), portò alle estreme conseguenze
le sue convinzioni, seguendole con coerenza fino a farle divenire base di
una vera e propria poetica, o meglio di un’intera filosofia di vita.
Laureatosi ad Harvard e seguace di R. W. Emerson, conosciuto
nel 1837, Thoreau fu una delle figure di spicco del movimento trascendentalista.
Dopo aver lavorato come insegnante nella scuola privata
fondata dal fratello John, nella fabbrica di matite del padre e come gestore
di casa Emerson in cambio di ospitalità, Henry David Thoreau decise di ritirarsi
in solitudine e di fare della sua cultura un uso strettamente personale.
Nel 1845 infatti, determinato a mettere in pratica i
propri ideali, andò a vivere in una capanna sul lago Walden e vi soggiornò
per ben due anni deciso a dimostrare come l'uomo moderno potesse sopravvivere
con i propri mezzi a contatto con la natura.
Una simile esperienza gli ispirò la scrittura del
"Walden, ovvero La vita nei boschi" (1854), un'opera a metà strada tra
il saggio filosofico e il diario, oggi unanimemente considerata tra i classici
della letteratura americana come una specie di manuale dell'autoconsapevolezza,
in cui l'autore narra la sua esperienza fisica e mentale seguendo la scansione
naturale delle stagioni.
Grazie al suo isolamento il protagonista sviluppò infatti
a livello letterario un discorso ed una tendenza eminentemente introspettiva.
Nel Walden Thoreau condanna la società industriale e
la spossatezza civile e culturale del vecchio mondo: in tal senso la solitudine
diventa un esperimento politico e estetico al fine di ritrovare la dimensione
mitica dell'esistenza quotidiana, lontani dalla realtà moderna.
Malgrado conducesse vita abbastanza ritirata, Thoreau
fu comunque un attento osservatore e un acuto critico della società americana
a lui contemporanea, tanto da dedicare molteplici scritti e discorsi soprattutto
al problema della schiavitù: ad esempio, egli criticò la politica egoista
degli Stati Uniti nei confronti del Messico e per questo motivo venne arrestato.
In questo filone ideologico, insieme al Walden, il suo
scritto più famoso e influente è sicuramente "Disobbedienza civile",
un opuscolo pubblicato nel 1849 nel quale Thoreau teorizzava il rifiuto
della logica del potere e l'idea dell'opposizione non violenta, che nel
secolo successivo fu ripresa e letta con entusiasmo da Lev Tolstoj e adottata
da Gandhi come manifesto di ribellione non violenta.
Oltre a tali riferimenti illustri, anche la beat-generation
e il pensiero radicale nordamericano degli anni '60 hanno riconosciuto in
Thoreau un autore di riferimento per la profonda conoscenza delle religioni
orientali, del pensiero mistico indiano, per l'illuminato equilibrio tra
cultura e natura nella società in evoluzione.
Thoreau comprese infatti con acume e limpidezza il disagio
esistenziale che si infiltrava nelle coscienze della nascente borghesia,
intuendo e palesando l'assurdità di un sistema economico che a suo parere
favoriva un’iniqua distribuzione delle ricchezze tra le classi.
Un altro lavoro letterario che Thoreau portò avanti con
estrema lucidità è rappresentato da un’accurata autoanalisi, riportata nei
14 volumi de "Il diario" (The journal), tenuto dall'età di venti
anni fin quasi alla fine della vita, e pubblicato postumo.
Le opere di Thoreau sono piene di slanci lirici, in perfetto
accordo con la sua convinzione della necessità di un ritorno alla natura
come presupposto per un rinnovamento spirituale, ed intrise di un sano individualismo
perché tese alla piena realizzazione dell'uomo e della sua libertà, anche
e soprattutto attraverso la critica ai bisogni artificiosi indotti dal progresso
e dalla società contemporanea.
Riportiamo di seguito un breve ma eloquente passaggio
tratto da "Disobbedienza Civile" (1849):
"Penso che dovremmo essere prima di tutto uomini, e poi
cittadini. Non è auspicabile avere rispetto della legge nella stessa misura
in cui si nutre rispetto per la giustizia. Il solo obbligo che ho il diritto
di assumermi è di fare ciò che ritengo giusto. [...] Un risultato comune
e naturale del rispetto delle leggi è che puoi vedere una fila di soldati
[...] tutti che marciano verso la guerra in mirabile ordine per monti e
per valli, contro la loro volontà e, ahimé, contro il loro buonsenso e la
loro coscienza [...]. In questo modo la massa degli uomini serve lo Stato
non come uomini ma come macchine, con il loro solo corpo: [...] gli uomini
si mettono allo stesso livello del legno, della terra e della pietra [...]
E tuttavia uomini del genere sono comunemente stimati buoni cittadini. [...]
Un uomo saggio si adatterà ad essere usato solo come uomo e non si sottometterà
ad essere "argilla" [...] ma lascerà questo compito alla sue ceneri: "Sono
di nascita troppo nobile per diventare proprietà di qualcuno, per essere
il secondo al comando, o bravo servo e strumento di qualunque Stato sovrano
al mondo".