La festa di Sant'Antonio Abate
protettore degli animali
La festa di Sant'Antonio Abate cade ogni anno nella giornata del 17
gennaio, giorno della morte dell’anacoreta egizio. Si tratta, in molte
località di una festa di lunga durata, in quanto i festeggiamenti
principali vengono posticipati alla domenica immediatamente successiva
al 17, durando circa 3 o 4 giorni.
Parliamo di una ricorrenza, famosa soprattutto nel territorio italiano,
di origine prettamente contadina in quanto Antonio viene ricordato, tra
gli altri, come protettore degli animali.
I riti fondamentali di questa festività, che possono variare
cronologicamente nelle varie località, sono principalmente 2: parliamo
della benedizione degli animali davanti al sagrato della chiesa e la
processione con delle torce per le vie del paese.
Come eventi collaterali, che invece variano da luogo e luogo, spesso ci
sono delle sfilate o gare a cavallo, oppure legate ai giorni di festa
possiamo trovare la preparazione dei dolci.
Nel 2010 la tradizione di questi festeggiamenti è rimasto legato
soprattutto in luoghi come i piccoli paesi e le zone rurali, risultando
quasi completamente scomparsa nelle grandi città. In ogni caso in Italia
risulta essere un fenomeno presente tanto al Nord che al Sud della
penisola, dimostrando a volte delle origini antichissime.
Un altro luogo dove si effettuano riti antichi, di origine medioevale,
in onore di Sant’Antonio, è in Francia, per la precisione a Arles, dove
sono tenute le spoglie mortali del Santo. In ogni caso si tratta anche
in terra transalpina, di feste legate agli animali e alla vita nei
campi.
L’iconografia rappresenta Sant'Antonio abate come un uomo con la barba
bianca con accanto un porcellino. Ricordiamo che nel caldo Egitto, di
cui il Santo è originario, gli unici che avevano diritto di allevare i
maiali in città erano gli Antoniani, in quanto con il grasso suino
preparavano degli unguenti curativi contro le varie malattie come il
famoso “Fuoco di Sant’Antonio”.
Non di rado dalla rappresentazione dei piedi del Santo spuntano lingue
di fuoco, a rappresentare sia il viaggio che si dice abbia fatto agli
inferi per salvare delle anime, sia in riferimento alla malattia che
sapeva curare solo lui e i suoi.
Sempre nelle varie immagini sacre, Antonio in una mano porta un bastone
con appeso un campanello, nell’altra il libro con la Regola che lui
stesso aveva scritto per i suoi seguaci. Sull’abito spicca la croce a
Tau.
Nella sua esistenza Antonio si impegnò sia nel lavoro dei campi per
procacciarsi da vivere, sia nell’aiutare e curare i più bisognosi. Non è
un caso, dunque che il primo monastero dei suoi seguaci in Europa fosse
affiancato da un ospedale dove venivano ospitati molti malati. Coloro
che seguono la regola di Antonio, sono detti Antoniani o Ospetalieri.
Ritenuto patrono degli animali, la sua immagine veniva spesso appesa
dagli allevatori nelle stalle, per invocare la protezione sulle proprie
bestie. Anche i vigili del fuoco e i pompieri hanno come patrono questo
Santo.
Nel nord Italia la festa in onore di Antonio sembra avere origini
antichissime, ed essere legata in qualche maniera alle tradizioni
celtiche, ovvero le popolazioni che abitavano queste terre prima della
conquista romana.
Infatti come periodo si collega con l’inizio dell’intiepidimento
dell’aria, in attesa della primavera, e la benedizione del bestiame
ricorda un bene augurio per la sopravvivenza della popolazione, legata,
nell’antichità, in maniera molto stretta con il benessere degli animali.
Una particolarità: a Soriano nel Cimino, nel viterbese, è tradizione
che, durante i festeggiamenti per Sant’Antonio, si faccia mangiare un
particolare dolcetto, detto"Biscotto di Sant'Antonio"
non solo agli uomini ma anche agli animali, come buon auspicio e
a sottolineare lo stretto legame tra la salute del bestiame con la
salute della famiglia umana.
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