Luigi Pirandello
Luigi Pirandello nasce a Girgenti (Agrigento dal 1927)
nel 1867.
Nel 1889 Ë pubblicata a Palermo la sua prima raccolta
di versi, dal titolo Mal giocondo; nel 1891 si laurea in lettere
e filosofia presso l’università di Bonn, con una tesi dal titolo “Suoni
e sviluppi del suono nel dialetto di Girgenti”. Nel 1892 Pirandello torna
in Italia e si stabilisce a Roma; qui stringe amicizia con diversi letterati
ed inizia a collaborare con alcune riviste. Qualche anno dopo (1894) sposa
Maria Antonietta Portulano: da questa relazione nascono i figli Stefano
(diventato poi collaboratore del padre con lo pseudonimo di Stefano Landi),
Rosalia e Fausto. In seguito a gravi dissesti economici e familiari, la
moglie Maria Antonietta si ammala di una grave forma di paranoia: la malattia
segna profondamente la vita dello scrittore, creando continue tensioni e
disagi.
Nel 1897 Pirandello inizia la sua attività di professore
universitario insegnando stilistica presso l’Istituto Superiore di Magistero
Femminile a Roma; aumentano i suoi impegni letterari, collabora per giornali
e riviste e pubblica romanzi.
Nel 1910 Pirandello inizia la sua carriera nel teatro:
la compagnia di Nino Martoglio mette in scena gli atti unici La morsa
(dapprima intitolato L’epilogo) e Lumìe di Sicilia. Il suo
impegno nella produzione drammatica lo porta presto ad affermarsi come uno
degli autori più innovativi e conosciuti nella produzione internazionale:
il suo teatro Ë dissacrante ed aggressivo nei confronti del dramma borghese,
ne sconvolge gli schemi, porta in scena il disagio personale e quello della
cultura e della società italiana (sconvolta dalla prima Guerra Mondiale
ed in piena trasformazione al momento della scomparsa dell’autore).
Nel 1924 Pirandello aderisce al fascismo; i buoni rapporti
con il partito e Mussolini gli permettono di procurarsi i finanziamenti
utili alla nascita del Teatro d’Arte di Roma, un organismo teatrale con
compiti politici, costituito da una compagnia teatrale diretta dall’autore
(nel 1925 la compagnia mette in scena l’atto unico di Pirandello Sagra
del Signore della nave, tra gli attori compare anche Marta Abba, l’organismo
cessa la sua attività nel 1928). I suoi rapporti con la cultura ufficiale
s’intensificano maggiormente: nel 1929 Ë chiamato nell’Accademia d’Italia,
qualche anno dopo (1934) riceve il premio Nobel per la letteratura.
Poeta, drammaturgo, sceneggiatore e scrittore tra i più
importanti nella cultura internazionale, Luigi Pirandello muore a Roma nel
1936.
Le opere teatrali di Pirandello sono state raggruppate nella raccolta intitolata
Maschere nude (la prima edizione, in quattro volumi, è stata pubblicata
dall’editore Treves tra il 1918 e il 1921). Tra le numerose opere rappresentate
in Italia e in altri luoghi del mondo (Germania, Inghilterra, Brasile, Portogallo,
etc.) ricordiamo:
-
Pensaci Giacomino! (pubblicata nel 1917 e rappresentata per la prima
volta nel 1920);
-
Così è (se vi pare) (1918);
-
Il berretto a sonagli (1918);
-
Sei personaggi in cerca d’autore (1921);
-
Enrico IV (1922);
-
L’uomo dal fiore in bocca (1926);
-
Liolà (1928);
-
Questa sera si recita a soggetto (1930);
-
I giganti della montagna (1931-1934; l’opera è rimasta incompiuta).
Tra parentesi abbiamo messo la data
della prima pubblicazione d’ogni opera.
In tutta la sua produzione, Pirandello
ha sempre mostrato un interesse profondo per i meccanismi scenici, per la
recitazione e la parola, per le maschere ed i ruoli che ogni essere umano
costruisce e proietta nella vita sociale; ne deriva una concezione a volte
pessimistica della vita, vista come “costrizione al teatro”. Ogni rappresentazione
teatrale diventa rappresentazione dell’esistenza; la psicologia e l’unità
del personaggio sono scomposte in una serie di conflitti tra ruoli e forme,
l’inganno e la finzione della vita sociale portano ad un’alterazione della
natura umana, alla costruzione di “maschere” attraverso le quali ogni essere
umano proietta un’apparenza esterna da cui è difficile (se non impossibile)
liberarsene.
La “vita” sembra essere per Pirandello
un continuo e profondo movimento; nella vita sociale, la comunicazione blocca
questo flusso, creando l’artificio della “forma” (la “maschera” è proprio
una delle sue manifestazioni). L’autenticità dell’uomo scorre inafferrabile
nel fondo della “vita”. L’uomo tenta continuamente di combattere contro
la “forma” e liberarsi dall’artificio delle maschere (queste teorie sono
vicine a quelle espresse dalle “filosofie della vita”, specialmente a quella
d’Adriano Tigher).
In tutte le sue opere, Pirandello ha
sempre cercato di esprimere questa lotta senza fine, sviluppando tutti i
possibili intrecci tra forma e vita ed arrivando a mostrare l’impossibile
affermazione della vita autentica. Le persone sembrano prive di valori e
di consistenza; diventano inafferrabili a causa delle maschere, si modificano
in fantasmi che condensano ossessioni e desideri impronunciabili. I personaggi
della letteratura del passato vivono sospesi nel tempo, comunicano con Pirandello
il loro bisogno di trovare una forma e s’incontrano con i nuovi personaggi
creati dall’autore. Da tutto questo nasce il personaggio pirandelliano,
un’entità che cerca di vivere autenticamente nella letteratura e sulla scena.
L’umorismo pirandelliano
L’autore umorista, mediante la riflessione,
scompone (processo della scomposizione) la realtà individuandone
le forme esteriori ed apparenti, rileva le infinite maschere, rende evidente
le contraddizioni dell’uomo e la loro comicità (il comico non è altro
che un avvertimento del contrario); ma dietro queste contraddizioni
Pirandello scopre sempre un fondo di sofferenza e guarda con comprensione
ciò che si nasconde dietro le maschere (l’umorismo è il sentimento
del contrario).
Le novelle
Tutte le novelle di Pirandello sono
state raggruppate in una raccolta di quindici libri dal titolo Novelle
per un anno.
Le novelle rivelano situazioni, materiali
e temi che sono alla base dell’opera di Pirandello; L’autore combina i personaggi
e gli eventi delle novelle in altri suoi scritti, specialmente nel teatro
(ad esempio, la compagnia guidata dal dottor Hinkfuss nella commedia
Questa sera si recita a soggetto porta in scena la novella intitolata
Leonardo addio!).
Riportiamo di seguito i titoli della
raccolta Novelle per un anno:
I) Scialle nero, II) La vita nuda,
III) La rallegrata, IV) L’uomo solo, V) La mosca, VI) In silenzio, VII)
Tutt’e tre, VIII) Dal naso al cielo, IX) Donna Mimma, X) Il vecchio Dio,
XI) La giara, XII) Il viaggio, XIII) Candelora, XIV) Berecche e la guerra,
XV) Una giornata.
Pirandello e il cinema
Nel 1916 è pubblicato il romanzo
Si gira… (nel 1925 l’opera cambia il titolo in Quaderni di Serafino
Gubbio operatore). In un periodo in cui tutta la cultura, e non solo
quella italiana, cerca nuovi codici espressivi per creare una nuova società
–la macchina è la protagonista principale di questa rivoluzione- Pirandello
esprime la sua concezione negativa nei confronti del cinema e della produzione
commerciale e di consumo; il cinema non fa altro che consegnarci illusioni
d’azioni vive, ombre ed illusioni di movimento registrate meccanicamente
su una pellicola.
Il giudizio nei confronti del cinema
cambia radicalmente intorno al 1928; nasce il cinema sonoro, Pirandello
intuisce le potenzialità del nuovo mezzo e spera in una definitiva rivoluzione
che porti il cinema ad una sua autonomia nei confronti del teatro e della
letteratura.
Secondo Pirandello il cinema deve trovare
nella musica un naturale terreno d’qincontro e scambi, musica e visione
devono esprimere tutta la varietà dei sentimenti (cinemelografia).
Nel 1930 esce in Italia il primo film
sonoro, tratto da un’opera di Pirandello (La canzone dell’amore, regia di
Gennaro Righelli).
Pirandello ha collaborato attivamente
con l’industria cinematografica, scrivendo sceneggiature ed adattamenti
delle sue opere (nel 1936 ha scritto la sceneggiatura del film Il fu Mattia
Pascal, regia di Pierre Chenal).
Romanzi
Nel 1893 Pirandello scrive il primo romanzo, intitolato
Marta Ajala e pubblicato sulla rivista “La Tribuna” nel 1901 con
il titolo L’esclusa. La narrativa dei primi anni tiene in grande
considerazione gli insegnamenti di Luigi Capuana, specialmente il naturalismo
e il verismo da cui si allontana presto per presentare le vicende ed i personaggi
in modo del tutto personale, sotto una luce grottesca e allucinata. Nel
1902 Pirandello pubblica il suo secondo romanzo, il turno (1895).
Nel 1904 appare sulle pagine della rivista “Nuova Antologia”
uno dei migliori romanzi del ‘900 letterario: Il fu Mattia Pascal
rompe gli schemi del naturalismo (soprattutto verosimiglianza e oggettività)
e si allontana dai modelli dominanti nella letteratura italiana di inizio
secolo (dannunziano e crociano). L’unità del personaggio cede il passo a
tre distinti ruoli (Mattia Pascal, Adriano Meis, fu Mattina Pascal), ciascuno
dei quali impone il suo punto di vista; ciascun personaggio non esita a
prender coscienza del proprio fallimento, scompone i valori e le finzioni
della società.
Nel 1909 appare sulle pagine de “Rassegna Stampa” il
romanzo I vecchi e i giovani; la nuova opera accentua certe caratteristiche
tipiche della scrittura pirandelliana: la realtà viene analizzata da diversi
personaggi, manca infatti un eroe centrale, l’uso dello stile indiretto
libero e della scomposizione umoristica permette di nascondere dietro le
parole di un personaggio proprio il pensiero di Pirandello (e la follia
Ë spesso un pretesto che muove il personaggio e giustifica il pensiero dell’autore).
Il romanzo Suo marito (1909) si presenta come
una critica della società letteraria e un bisogno di seguire la nascita
delle forme ed il senso della creazione artistica.
Nel 1915 Pirandello pubblica sulla rivista “Nuova Antologia”
il romanzo Si gira… (l’anno successivo appare in un unico volume
con il titolo Quaderni di Serafino Gubbio operatore); il romanzo,
scritto come un diario, Ë costruito in lunghe sequenze separate ed unite
secondo gli schemi tipici del montaggio.
In un periodo in cui tutta la cultura, non solo quella
italiana, sembra trovare nella macchina la forma della nuova rivoluzione
culturale, Pirandello mostra attraverso i mezzi espressivi di un operatore
cinematografico la vacuità delle forme che la nuova società industriale
dispensa meccanicamente e la negazione dei valori autentici e profondi della
vita.