Gli oratori al Celio
di Giovanna Pimpinella
Il complesso monumentale degli
Oratori al Celio si situa nel punto d’incontro tra i Colli Palatino e
Celio, a circa trecento metri sia dal Colosseo che dal Circo Massimo, in
prossimità della chiesa di San Gregorio Magno.
Esso è composto da tre strutture,
gli Oratori di Santa Barbara, Sant’Andrea e Santa Silvia, che hanno subito
una sistemazione unitaria nei primi anni del XVII secolo, ad opera
dell’architetto Flaminio Ponzio (1559-1613) che realizzò un portichetto
sostenuto da quattro colonne in cipollino che funge da train d’union
dei tre oratori. A questa sistemazione architettonica si aggiunse un
importante restauro degli interni, che previde la sostituzione delle
decorazioni medievali con cicli pittorici consoni al clima
controriformista di quegli anni e alla politica teologica di cui il
Cardinale Cesare Baronio, fautore dei lavori, era ispiratore. Il programma
unitario della decorazione, attento al culto dei martiri e alla
rivalutazione della chiesa primitiva, così come era stato concepito dal
Baronio, venne portato a termine dal suo successore, Scipione Borghese,
che, come nuovo Cardinale commendatario, a partire dal 1607, inserì altri
artisti, per esempio Guido Reni ed il Domenichino, che compirono solo
interveti decorativi generici.
Il Triclinium dedicato a
Santa Barbara è il più antico dei tre oratori, esso incorpora porzioni di
una struttura romana risalente ai primi anni del terzo secolo d. C., e fu
il primo a subire gli interventi del Cardinale Baronio, tra il 1602 ed il
1603, anno della sua consacrazione.
La parete di fondo dell’aula è
occupata da una nicchia con la statua marmorea di San Gregorio Magno
benedicente realizzata da Nicolas Cordier (1567-1612), mentre negli
intercolumni ai lati sono affrescati i Santi Nereo e Achilleo, Flavia,
Domitilla e Barbara.
Sulle pareti si sviluppa un ciclo
di affresci attribuito al pittore Antonio Viviani (1560-1620), con episodi
della vita del Santo Pontefice. Le scene si concentrano sull’opera di
apostolato ed evangelizzazione delle terre del Nord Europa, come
testimonia l’Invio di Agostino e di altri monaci Benedettini nelle
terre Anglosassoni e l’Arrivo dei monaci alla corte di Re Elberto,
ma sono condizionati anche dalle altre parti della decorazione
dell’Oratorio, come dimostra la figura del Pontefice Benedicente
ripresa dalla statua di Nicolas Cordier e la scena dell’Apparizione
dell’angelo che rappresenta un momento importante del culto specifico
dell’oratorio. Il centro della sala è infatti dominato da una grande mensa
composta da una tavola di marmo bianco poggiante su due sostegni a forma
di grifoni con al centro una palma, databili al III secolo, detta
"triclinio sacro". Questa mensa è al centro di una suggestiva leggenda che
vede protagonisti diretti San Gregorio e la madre, Santa Silvia, che la
usavano quotidianamente per apprestare un pranzo per dodici poveri. Un
giorno alla mensa si aggiunse come tredicesimo commensale un angelo. Il
miracolo è ricordato dall’iscrizione che scorre sulla tavola: bissenos
hoc Gregorius pascebat egentes / Angelus et decimus tertius accubuit (
Qui San Gregorio nutriva dodici poveri/ e un angelo sedette come
tredicesimo).
L’ambiente, composto da un’aula
rettangolare priva di abside, disposto al centro del portichetto è invece
dedicato a Sant’Andrea, e viene considerato il primo luogo di culto creato
da San Gregorio nella sua casa paterna. Qui, infatti, il pontefice, di
ritorno da un viaggio a Costantinopoli, avrebbe portato la reliquia del
braccio di Sant’Andrea Apostolo regalatagli dall’imperatore Maurizio.
Lacerti d’epoca medievale sono conservati negli spioventi del tetto che
decorati da frammenti di affreschi ormai non più visibili.
Il Cardinale Cesare Baronio,
commissionò, sempre nel 1602, la pala d’altare a Cristoforo Roncalli,
detto il Pomarancio(1552-1626) , rappresentante La Vergine con il
Bambino tra i Santi Andrea Apostolo e Gregorio Magno. Ai lati
dell’altare due finte nicchie, affrescate da Guido Reni (1575-1642),
contengono, in monocromo, i Santi Pietro e Paolo, mentre sulla
parete opposta vediamo San Gregorio e Santa Silvia dipinti
da Giovanni Lanfranco (1582-1647).
Le pareti laterali sono decorate
da due grandi affreschi del Reni e del Domenichino (1581-1641) simulanti
arazzi incorniciati da una banda azzurra e oro.
Il soffitto a lacunari ha al
centro lo stemma del Cardinale Scipione Borghese.
L’ultimo ambiente ad essere
edificato fu l’oratorio di Santa Silvia, in posizione simmetrica rispetto
a quello di Santa Barbara, voluto espressamente dal Cardinale Baronio per
unificare il culto del figlio a quello della madre.
Ecco quindi che, al centro della
nicchia sull’altare, composta da due colonne di porfido e due paraste di
alabastro fiorito sorreggenti un timpano, troviamo la statua marmorea
della santa titolare realizzata da Nicolas Cordier, che si pone in
simmetria con quella dell’opposto oratorio di Santa Barbara.
Il resto della decorazione è
invece completato sotto la supervisione del Cardinale Borghese, che fa
realizzare a Guido Reni, nel catino absidale, una Teoria di angeli
musicanti al di sotto del Padre Eterno, mentre ai lati
dell’altare, realizzate in chiaroscuro da Sisto Badalocchio (1585-post
1620), le figure di Davide e Isaia.
Fonti: Roberto Luciani e Maurizio Cerulli, in occasione della
mostra di
Mariuccia d’Angiò
-
Angeli - Lo sguardo di Dio,
patrocinata dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma
e
ospitata nella chiesa di Santa Silvia – Oratori al Celio, piazza di San Gregorio, 2 - Roma
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