AUGUSTO, PRIMO IMPERATORE ROMANO
Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, meglio noto
con il nome di Ottavio o con il titolo di Augusto (Augustus è il
titolo degli imperatori romani, gli Augusti, indica la venerabilità dei
grandi sovrani e delle divinità in Oriente, mentre a Roma l’epiteto sottolinea
il grande prestigio politico di coloro che accrescono il benessere dello
Stato), è stato il primo degli imperatori romani.
Figlio di Gaio Ottavio (politico romano discendente
della Gens Octavia) e di Azia Balba Cesonia (nipote di Giulio Cesare
e discendente della Gens Giulia), dopo la morte del padre viene adottato
da Cesare (45 a. C.).
In seguito all’assassinio di Cesare durante le Idi di
Marzo del 44 a. C, il diciottenne Augusto, che si trova ad Apollonia per
preparare le nuove spedizioni contro i Daci ed i Parti, decide di tornare
a Roma per reclamare l’eredità lasciata da Cesare (in quanto figlio adottivo,
ad Ottaviano spettavano gran parte delle ricchezze del prozio).
Nel frattempo, a Roma, tre diverse fazioni si contendevano
la scena politica: gli uccisori di Cesare appoggiati dal Senato, quella
guidata da Marco Antonio, il capo dello stato che si rifiutava di
riconoscere il diritto dell’erede, e quella dei veterani di Cesare, che
avevano trovato una guida in Ottaviano.
Nel 43 a. C., le truppe guidate da Ottaviano e dai consoli
Aulo Irzio e Gaio Vibio Pansa sconfiggono a Modena Marco Antonio.
Ottaviano torna vittorioso a Roma e, appoggiato dall’esercito, viene eletto
console.
Nello stesso anno, Ottaviano, Antonio e Lepido
giungono ad un accordo per il controllo dei territori romani. Dopo aver
stabilito la confisca dei beni e l’eliminazione di molti oppositori di Cesare
(a Filippi le truppe di Ottaviano ed Antonio sconfiggono Bruto e Cassio),
il Secondo Triumvirato porta a Lepido il governo dell’Africa proconsolaris
e della Numidia; ad Ottaviano vengono assegnate l’Italia, la Sardegna, la
Corsica, l’Iberia e la Sicilia; ad Antonio spetta il controllo dell’Oriente,
della Transpadania e della Gallia.
Dopo aver affrontato Lucio Antonio, fratello del
triumviro, che chiedeva anche per i veterani di Antonio terre in Italia,
Ottaviano ed Antonio giungono a nuovi contrasti. Evitato lo scontro, i due
triumviri stringono nuove intese con il trattato di Brindisi (40
a. C.); ad Ottaviano spetta il controllo dell’occidente e dell’Illirico;
ad Antonio va l’oriente, l’Acacia e la Macedonia; a Lepido restano la Numidia
e l’Africa. A Sesto Pompeo, che con la flotta controllava il Mediterraneo,
vengono assegnate la Sicilia, la Sardegna e la Corsica.
Nel 36 a. C., l’accordo tra Ottaviano e Sesto Pompeo,
che era stato sancito dal matrimonio tra il triumviro e una parente di Pompeo,
Scribonia, cessa definitivamente con la battaglia di Nauloco. Nel
frattempo, a Taranto, i tre triumviri rinnovano per altri cinque anni il
loro accordo.
Dopo l’eliminazione di Sesto Pompeo, la Sicilia passa
sotto il controllo di Ottaviano. Lepido, che aspirava al controllo dell’isola,
viene abbandonato dalle sue truppe e costretto all’esilio al Circeo.
A questo punto rimangono sulla scena politica i due protagonisti
principali, Ottaviano e Antonio. Il primo continua ad ottenere numerosi
successi militari in Illiria (35 – 33 a. C.); il secondo, grazie all’aiuto
di Cleopatra, regina dell’antico Egitto, mirava a creare una monarchia
orientale.
I contrasti tra Ottavino ed Antonio giungono ormai ad
un punto cruciale: Antonio ripudia la moglie Ottavia per sposare Cleopatra
ed assegna i territori romani d’oriente ai figli nati dalla loro unione.
Ottaviano convince i Romani della pericolosità del progetto
politico di Antonio e della regina tolemaica. Nel 31 a. C. la battaglia
di Azio, capeggiata dall’ottimo ammiraglio Marco Vipsanio Agrippa,
chiude definitivamente la guerra fra Roma e l’Egitto.
Il bacino del Mediterraneo viene unificato sotto il controllo
del prefetto d’Egitto. Antonio e Cleopatra erano morti suicidi, Cesarione
era stato ucciso, e la conquista dell’immenso tesoro tolemaico permette
ad Ottaviano di pagare uomini e debiti di guerra.
La repubblica romana si appresta a cambiare radicalmente
la sua natura. Roma diventa il centro del vasto impero. Ottaviano assume
nuovi privilegi e poteri; nel 27 a. C. diventa console, ottiene l’imperium
proconsolare per dieci anni, una potestas unica che lo porta
ad avere un diritto di veto inviolabile senza alcuna opposizione, la potestà
tribunicia, mantiene il titolo di imperator ed assume quello di
Augustus, dato dal consenso del popolo e del senato.
Augusto opera la più grande riorganizzazione che Roma
avesse mai visto. Le province vengono divise in senatorie
ed imperiali (controllate da magistrati voluti dal senato o sottoposti
ad Augusto), ad eccezione dell’Egitto. L’imperium garantisce ad Augusto
non soltanto il controllo diretto di numerose legioni, ma anche la possibilità
di emanare decreti legislativi e giurisdizionali (edita e decreta).
Al senato resta la possibilità di limitare con un
senatus consultum il potere del proconsole incaricato delle province
sanatorie.
Nel 23 a. C. Augusto ottiene la tribunicia potestas
perenne; questo potere garantisce all’imperator la possibilità di intervenire
in ogni campo dell’amministrazione e sancisce la sua inviolabilità. Il diritto
di veto garantisce inoltre ad Augusto di bloccare ogni possibile minaccia
legislativa alla sua persona.
Alla morte di Lepido, Augusto assume anche il titolo
di pontefice massimo. Ogni offesa all’imperatore viene punita secondo
la Lex Iulia maiestatis.
Nel 2 a. C. Augusto diventa pater patriae.
Il grande impero romano poteva contare su un’organizzazione
senza precedenti. L’Italia viene divisa in undici regioni, controllata dall’imperatore
attraverso i suoi funzionari (in questo modo diminuisce il potere delle
magistrature repubblicane ed aumenta quello della classe equestre); vengono
creati acquedotti, vie, ed altre grandi opere (si ricordano il Pantheon,
il Foro di Augusto, l’Ara Pacis, etc.); si occupa in prima
persona dell’approvvigionamento di cibo per la capitale; divide Roma in
14 regiones e crea nuove prefetture a difesa della città.
I tributi delle province vanno direttamente nel fiscus;
vengono istituite nuove colonie e i soldati sono ricompensati con un salario;
anche i senatori ricevono uno stipendio, così come tutti i magistrati. L’imperatore
promuove una nuova politica economica che porta enormi benefici a tutto
l’impero, riorganizza l’esercito attraverso un cursus honorum che porta
alle alte cariche e da vita ad un esercito di professionisti.
Le aree interne dell’impero vengono stabilizzate definitivamente,
ed i confini dell’impero allargati ulteriormente fino ai confini con il
Reno ed il Danubio (grazie alle campagne condotte dal figlio adottivo Tiberio).
Con i Parti Augusto decide di arrivare ad una pacifica
convivenza e, dopo la restituzione delle insegne perse da Crasso, l’Eufrate
segna il confine tra i due imperi.
Con i re dell’Armenia, della Giudea e della Cappadocia
si arriva ad un rapporto clientelare, secondo il quale si favorisce lo sviluppo
interno in base a precise concessioni.
In campo letterario e culturale il principato di Augusto
porta ad una nuova età dell’oro (in questo periodo il consigliere di Augusto,
Gaio Cilnio Mecenate, raccoglie alcuni tra i più noti intellettuali,
da Orazio a Livio, da Virgilio a Ovidio); lo stesso imperatore scrive il
Res Gestae Divi Augusti.
Nel 14 d. C. il pater patriae lascia nelle mani
del figlio adottivo Tiberio Giulio Cesare Augusto un vasto regno
capace di armonizzare tutti i diversi elementi in un'unica forza, portando
alla trasformazione della Repubblica.
Di certo Augusto aveva ridotto notevolmente il peso politico
dell’oligarchia senatoria. A Tiberio resta inoltre il difficile compito
di proseguire sulla difficile strada del principato.