John Fitzgerald Kennedy
Il 29 maggio 1917, in piena bagarre per la prima
Guerra Mondiale nasce a Brooklyn, negli USA, da
emigranti irlandesi, John Fitzgerald Kennedy,
uno tra i Presidenti più amato negli Stati
Uniti.
Raggiunta la laurea a Harvard, al momento
dell’ingresso nel secondo conflitto mondiale
degli USA, il giovane Kennedy decide di
combattere come volontario.
A seguito di una ferita torna in patria,
dedicandosi alla vita politica inserendosi nel
partito progressista dei Democratici, in cui
milita sia come deputato che come senatore.
Durante la scalata al vertice politico Kennedy
non dimentica il lato “sociale” della vita.
Sposa infatti, nel 1953, Jaqueline Bouvier.
Tra i suoi interventi come membro del Senato
americano ricordiamo quella in difesa degli
Stati Africani del 1957, che gli permette di
divenire Presidente della Sottocommissione per
l’Africa della commissione esteri.
In questo discorso Kennedy si schiera a favore
degli algerini contro la dominazione francese.
Nel 1960, a soli 43 anni, Kennedy decide di
candidarsi alla presidenza degli USA, fissando
come obiettivo per il suo Paese, il
raggiungimento di una “Nuova Frontiera”, ovvero
di un rinnovamento della politica americana, in
particolare in ambito sociale, sottolineando la
necessità di una parità di diritti tra i vari
popoli abitanti negli USA. Si tratta di una
necessità che sente anche personalmente, essendo
membro di una minoranza, ovvero irlandese e
cattolico.
Il suo avversario alla corsa alla Presidenza è
il repubblicano Nixon, che verrà battuto con un
margine ridotto. Molti pensano che il successo
di Kennedy sia dovuto alla bravura del candidato
irlandese in una novità comunicativa, ovvero il
dibattito televisivo.
Ad oggi, nel 2011, Kennedy risulta essere il più
giovane presidente mai eletto negli USA.
Tra le prime decisioni di Kennedy presidente USA
c’è la creazione del programma “Food for Peace”
e la promulgazione di un programma di
cooperazione con i Paesi sudamericani per
aiutarli a crescere. Il prezzo da pagare per gli
Stati sudamericani è quello di isolare la Cuba
di Castro.
Il regime di Castro è una vera e propria spina
nel fianco nel Presidente statunitense, tanto
che prova a promuovere una rivolta armata di
esuli cubati tornati a casa.
Forti, anche in questa direzione, le tensioni
con l’altra superpotenza: l’URSS. Inizialmente
il luogo del contendere è Berlino, in Germania,
la capitale del Reich nazista divisa tra le
forze vincitrici del conflitto mondiale. Troppi
gli spostamenti dalla zona sovietica a quella
occidentale. La situazione viene poi risolta
grazie alla costruzione di un muro che divide la
zona est, sotto l’influenza sovietica e la zona
ovest, sotto l’influenza delle potenze
occidentali.
Successivamente la lotta si sposta a Cuba, dove
i russi vorrebbero mettere propri missili
nucleari. La situazione è molto critica, si
corre il rischio di un conflitto nucleare. Prima
di giungere ad una nuova guerra, le due Potenze
trovano un accordo, con il ritiro dall’isola
caraibica dei sovietici.
Dopo questo rischio di un olocausto nucleare,
inizia, da parte di Kennedy, una politica
innovativa dal punto di vista dei rapporti con
l’Unione Sovietica, impostando un periodo di
pace sulla base di un equilibrio di potere tra
le due massime potenze mondiali.
A riprova di questa nuova strada citiamo il
Trattato tra i due Stati per il blocco dei test
nucleari.
Pur con qualche difficoltà Kennedy riesce anche
a mantenere alcune delle promesse effettuate nel
sociale, soprattutto nel rapporto tra bianchi e
neri.
Riesce a tranquillizzare la situazione
nonostante la famosa marcia su Washington di
circa 250000 uomini guidata da Luther King.
Sembra tutto procedere come immaginava Kennedy
quando, a mille giorni dalla sua elezione, nel
1963, durante un viaggio a Dallas, mentre
attraversava la città tra due ali di folla in
una auto scoperchiata, il presidente USA viene
raggiunto da dei colpi di fucile che lo
uccidono.
Nonostante l’arresto dell’esecutore materiale
del gesto, non sono mai stati trovati i veri
mandanti dell’omicidio.
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