Honoré de Balzac
il 18 agosto 1850, a Parigi, nella lussuosa
casa di rue Fortunée (ora rue Balzac), si spegneva uno dei più grandi esponenti
della corrente letteraria del realismo: Honoré de Balzac. Irrequieto,
incompreso, perennemente alla ricerca della verità, e ossessionato dall’idea
che ogni individuo avesse a disposizione una riserva limitata di energia
che quotidianamente veniva consumata dall’ineluttabile incedere del tempo,
egli condusse una vita a dir poco rocambolesca, sempre in fuga dai creditori
ai quali sfuggiva travestendosi da donna, e più che devoto al dio denaro.
Da quello che ne scrissero i suoi amici
letterati, di lui si sa che beveva enormi quantità di caffè, a causa dei
quali soffriva di una grave insonnia, e che divenne celebre oltre che per
i suoi scritti anche per le sue numerosi amanti.
Nato a Tours il 20 maggio 1799 da Charlotte-Laure
Sallambier e Honoré, Bernnard-François Balzac (il “de” lo aggiungerà Honoré
successivamente) Honoré De Balzac trascorse un’infanzia piuttosto triste,
segnata dal disaccordo perenne tra i suoi genitori e dagli studi presso
il Collegio degli oratoriani di Vendôme, un istituto caratterizzato da una
disciplina assai rigida e dalla grande pressione richiesta nello studio.
Una pressione alla quale il giovane Balzac non seppe reggere e che lo costrinse
perfino ad un ritiro forzato dagli studi per un anno.
Ripresi gli studi, si trasferì a Parigi
con la famiglia, e qui nella capitale francese, nella culla della cultura,
cominciò a coltivare il suo amore per la scrittura e conseguendo la laurea
in giurisprudenza. Nel 1822 cominciò una relazione con la contessa Laure
de Berny, di 22 anni più anziana e, parallelamente, diede vita ai suoi primi
esperimenti nel campo del romanzo.
Tra il 1821 e il 1829 scrisse, in collaborazione
con Auguste Le Poitevin, un editore commerciale, opere di narrativa popolare,
firmandoli con pseudonimi come Horace de Saint-Aubin o Lord R'Hoone.
Un’attività letteraria che all’inizio
non soddisfò troppo il giovane irrequieto Honoré, troppo fugace e dedito
alle novità per potersi rivedere nella classica figura del letterato chiuso
nel solo mondo del sapere. Così decise di spostare i suoi interessi, alla
nascita di una casa editrice. Con l’aiuto della sua famiglia riuscì perfino
ad accostargli una tipografia, ma quasi subito dovette ricredersi anche
sulle sue capacità imprenditoriali, e così fu costretto indebitato fino
al collo a chiudere. Non abbandonò comunque l’amore per la letteratura,
e anci in quegli anni cominciò a vedere i frutti della sua passione, pubblicando
il primo romanzo storico firmato con il suo nome, "Gli Sciuani", a cui seguì
nel 1829 il capolavoro "La fisiologia del matrimonio", che gli procurò grande
notorietà in seguito al grande scandalo e al polverone sollevato dal libello.
Sul piano personale inizia una relazione
epistolare con la contessa Eva Hanska, che risulterà poi essere la donna
della sua vita (lo scrittore la sposerà solo nel 1850, pochi mesi prima
di morire).
Nel 1833 stipulò un contratto editoriale
per la pubblicazione di dodici volumi di "Usi e costumi nel diciottesimo
secolo", il primo tassello della futura "Commedia Umana", l'immenso ciclo
che Balzac progettò sempre in quel periodo di scrivere.
Nel 1834 Balzac fuse l’intera produzione
narrativa in un'unica opera monumentale, un affresco composito della società
francese del suo tempo, dal Primo impero alla Restaurazione. Un colossale
progetto ispirato alle teorie dei naturalisti de Lamarck e Saint-Hilaire,
riuscendo a completare il progetto solo per due terzi. Ancora oggi gli episodi
più celebri sono "Papà Goriot" (1834-35), "Eugénie Grandet" (1833), "La
cugina Betta" (1846), "La ricerca dell'assoluto" (1834) e "Illusioni perdute"
(1837-1843).
Nel 1837 braccato dai creditori inizia
una serie di viaggi, giungendo anche in Italia, dove soggiornò per lungo
tempo a Milano, frequentando il salotto della contessa Maffei, ed uno dei
nostri più celebri scrittori e poeti: Alessandro Manzoni. Visitò anche Firenze,
Venezia, Livorno, Genova d'argento.
Il 24 aprile 1845 fu decorato cavaliere
della Legion d'Onore, ma la sua condizione economica non ne trasse alcun
vantaggio. Il 14 marzo 1850 sposò la contessa Eva Hanska, ma la felicità
per il suo matrimonio durarono ben poco. La sua salute già precaria si aggravò
irrimediabilmente fino a portarlo alla morte il 18 agosto 1850.
|