Gaudì affermava che la sua era un arte irrazionale e
che solo il grande libro della natura poteva guidare nella direzione giusta
l’istinto, e la passione di un vero genio.
Addentrandoci nel cuore di Barcellona, all’inizio di
Placa Reial, tra le strade che costeggiano la Rambla il famoso
viale degli artisti di strada, la presenza e l’atmosfera di Gaudì si coglie
già nei lampioni in pietra e ghisa che Antonì realizzò nel 1878 quando vinse
il concorso indetto per l’arredo urbano della piazza del comune. In Plaça
del Teatre ci si imbatte in Palazzo Guell, residenza del grande
magnate Eusebi Guell, che commissionò a Gaudì la costruzione di questo edificio
perché sapesse conciliare in un unico spazio gli stili più disparati, dal
gotico all'egizio, dall'arabo al rococò, con il salone principale che si
eleva in altezza fino al terzo piano dell'edificio ed è sormontato da una
doppia cupola. Sempre per la famiglia Guell Gaudì nel 1890 realizzò anche
un immenso parco, per ospitare una città giardino su venti ettari di proprietà
del casato. Oggi il Parc Guell è una delle attrattive più belle di
Barcellona. Venne completato tra il 1910 e il 1914 e fu aperto al pubblico
nel 1922. Ricca d’atmosfera è la sala delle cento colonne, con 84 colonne
dalla posizione distorta, rallegrate da mosaici in vetro e ceramica.
Tutto questo sarebbe ancora troppo poco per scoprire
i segreti di un uomo così straordinario nella sue creazioni, e non potremmo
capirne fino in fondo la sensibilità se non ci affacciassimo nel quartiere
che più di ogni altro parla di Gaudì: l’Exaimple. Sul grande Passeig
de Gracia, la via principale ricca di edifici originali e negozi eleganti
si trovano due case simbolo del modernismo catalano: Casa Battlò
e Casa Milà.
La prima Gaudì la realizzò nel 1904 per Josep Batllò
ispirandosi completamente al mare, e tutto infatti dalla facciata agli interni,
nell’aspetto e nei colori ci ricorda i fondali marini; linee ondulate mai
uguali costeggiano ogni tratto della casa a partire dalla grande scala in
legno, la cui bellezza e sinuosità, è stata pensata per accompagnare i gesti
e i movimenti di chi vi accede. tutto l’edificio è caratterizzato dalla
morbidezza dall’assenza di spigolosità, da un trionfo di luce e colori,
che sfumano sulle piastrelle di ceramica dall’azzurro tenue al blu profondo.
Camminando per le stanze e i saloni di casa Battlò, si ha l’impressione
di essere in un altro mondo dove anche il più piccolo dettaglio risulta
essenziale per il senso armonico dell’insieme. Luce, acqua, aria, gli elementi
si fondono magistralmente fino a raggiungere il culmine della perfezione
nella grande terrazza che sovrasta l’edificio dove, dopo aver visto il riflesso
di un mare in calma sulle pareti del cortile interno, le volte magnifiche
delle stanze che ricordano la cassa toracica dei grandi cetacei, si è totalmente
rapiti dai comignoli misteriosi e dalla famosa croce tridimensionale che
corona il palazzo.
Proseguendo per la stessa strada dopo poche centinaia
di metri si incontra l’altro simbolo gaudiano, Casa Milà, meglio conosciuta
come la Pedrera per via della sua facciata in pietra apparentemente
grezza. Casa Milà ultimo progetto civile che Gaudì realizzò a Barcellona
appare come un blocco monolitico,la facciata porosa di pietra segue il profilo
delle strade, diventando arrotondata, e i balconi sono decorati da splendide
balaustre in ferro battuto. La Pedrera, realizzata tra il 1906 e il 1910
è stata progettata intorno a due cortili interni che (ed è questa la vera
novità), non sono rettangolari, ma ovali, con le pareti che si allargano
salendo, per cercare di raccogliere tutta la luce possibile. Nella Casa
Milà non c'è simmetria; le proiezioni orizzontali dei piani si differenziano
l'una dall'altra, e Gaudì riesce a comporre in questo modo lo spazio eliminando
i muri portanti, poggiando tutto su travi e pilastri. L'elemento più originale
e straordinario però, rimane il tetto, un grande spazio percorribile, attraversato
da scalette e gradini che seguono i saliscendi, vigilato da torrette e comignoli
con la testa di guerrieri.
Come ultima tappa nell’itinerario nella maestria di Antonì
Gaudì, troviamo la Chiesa più inusuale d’Europa, il Temple Expiatori
de la Sagrada Famìlia, l’emblema di una città che ama definirsi individualista.
Con più di 60 metri d’altezza domina incontrastata la città catalana e ne
è uno dei simboli più significativi, quello a cui Gaudì ha dedicato l'ultima
parte della sua vita, ben 16 anni, e in cui ha voluto esprimere tutta la
sua arte. Nel 1883 all’artista venne affidato il compito di terminare i
lavori di una cattedrale neogotica iniziata un anno prima. Gaudì modificò
totalmente il progetto iniziale e fece della Sagrada Famìiìa la sfida più
ardua di tutta la sua carriera.
Gaudì aveva previsto la realizzazione di tre facciate,
dedicate rispettivamente alla nascita, crocifissione e resurrezione di Gesù,
sette navate e diciotto torri che dovevano rappresentare Cristo, i dodici
Apostoli, i quattro Evangelisti e la Vergine Maria. Oggi la Sagrada Familia
è formata da due facciate(Natività e Crocifissione), dai fianchi, parte
dell'abside e del transetto sinistro; il tetto, invece, manca completamente
L'unica facciata terminata da Gaudì è quella della Natività, decorata da
gruppi scultorei raffiguranti la nascita di Gesù, e da elementi naturalistici.
Dopo la morte dell'architetto catalano nel 1926, sepolto all’interno della
Cripta, i lavori continuarono, ma dovettero interrompersi durante la Guerra
Civile Spagnola. La costruzione riprese nel 1952, ma sotto la guida di un
altro architetto, che cambiò il progetto originale, andato perso a causa
di un bombardamento durante la guerra civile.
La facciata della Crocifissione, inaugurata nel 2000,
è stata realizzata dall'architetto Subirachs, che ha saputo sintetizzare
le proprie idee e quelle di Gaudì, adottando, però, uno stile più moderno
e meno imponente.