EDWARD “EDDIE” BUNKER
Edward Bunker nasce a Hollywood nel 1933 (l’anno del grande terremoto
che colpì la California del sud) da una famiglia modesta ed agitata; già
da bambino, per vari motivi tra cui le finanze incerte, la crisi dei
genitori e il suo carattere turbolento, viene mandato in un collegio. A
partire dalla fuga dal convitto per tornare alla casa paterna, a cui
seguirà un arresto e la conseguente permanenza in riformatorio, la vita
di Bunker diventerà un’escalation di crimini e condanne: dai piccoli
furti e reati minori con pene di breve durata (che spesso sconta solo in
parte per le frequenti evasioni) fino a rapine in case e negozi o
traffico di droga con condanne lunghissime. È il detenuto più giovane
che abbia varcato la soglia del tristemente noto carcere di San Quentin:
aveva appena 17 anni.
Nella sua odissea giudiziaria conosce personaggi di non poca importanza:
il celebre rivoluzionario nero George Jackson, Caryl Chessman (autore di
“cella 2455/braccio della morte”)
il condannato a morte che diventa scrittore che sarà fondamentale nella
sua scelta di divenire scrittore, la grande attrice di muto Louise
Fazenda che lo prende in custodia quand’è ancora adolescente e lo
sostiene poi nella sua decisione di scrivere.
Una costante della sua vita è stata la passione per i libri (un modo per
fuggire dalla monotona e devastante vita carceraria per diversi anni) e
costante diviene anche la sua produzione letteraria.
Infatti in cella avviene la scoperta del proprio talento letterario, una
scoperta vissuta da Bunker come
l’unica via d’uscita da un “sottomondo”, quello dei fuorilegge, che
appare ermetico, una scatola chiusa in cui si entra ma non si esce se
non da morti.
Se durante i periodi in carcere Eddie scrive furiosamente e tenta
disperatamente di far pubblicare i suoi scritti. Arriva a vendere il
proprio sangue per riuscire a pagare le spedizioni alle riviste.
Un problema per la sua ascesa al successo è che ogni volta che è fuori
dal carcere, Bunker è subito assorbito dal turbinio di edonismo,
ebbrezza e soldi facili che sono la sua quotidianità fuori del carcere.
Da ciò si può comprendere che la strada per il successo è estremamente
lunga. L’autore dovrà attendere fino al ’73, quando vede la luce l’opera
“come una bestia feroce”, seguito dopo pochi anni da “animal factory”
(entrambi sono stati oggetto di una trasposizione cinematografica, di
cui lui stesso ha scritto la sceneggiatura. È talmente affezionato alle
sue opere che nel primo film veste i panni di un personaggio secondario)
e “little boy blue” che è generalmente considerato generalmente il suo
capolavoro. Dopo queste opere c’è un momento di stasi nella produzione:
passa un decennio circa prima che ricompaiano sugli scaffali delle
librerie dei suoi libri. Si tratta di “cane mangia cane” e la sua
autobiografia “educazione di una canaglia”.
L’ultimo periodo della sua vita, lontano dal crimine, lo passa con
Jennifer Steele, prima sua assistente sociale poi moglie e madre di suo
figlio.
Edward Bunker muore nella sua amata Los Angeles il 19 luglio 2005.
Verranno pubblicati postumi prima “Stark”: il suo primo romanzo scritto
in carcere e che non era riuscito a far pubblicare e di cui la stessa
Steele ha scritto l’epilogo; poi la raccolta di racconti brevi “mia è la
vendetta”.
Nella sua carriera Bunker è stato protagonista anche nel mondo del
cinema. Oltre alla sceneggiatura dei film derivati dai suoi libri, è
stato tra l’altro interprete di numerosi personaggi. Inoltre ha
introdotto nel mondo dei film ex galeotti come Danny Trejo (con cui
condivise un brandello di vita), che è stato il consulente tecnico di
molti attori suoi fan tra cui De Niro ed Hoffman. Da QuentinTarantino,
un altro grande appassionato dei suoi libri, Bunker ha ottenuto la
soddisfazione di recitare nel film “le Iene”, in cui interpreta il
piccolo ruolo di mr. Blue. Nonostante sia un ruolo minimo ha permesso di
proiettare l’immagine di Bunker nel mito.
Bunker, oltre che pietra miliare dello stile libero americano e
soprattutto di quella schiera di scrittori formatisi nelle prigioni di
Stato, è un geniale, disincantato e limpido (come la sua prosa) cantore
e ritrattista della realtà criminale: nelle sue pagine si incontra tutta
l’evoluzione della Città degli Angeli vista dal basso, si trovano temi
importanti e pesanti come macigni quali le guerre razziali,
l’integrazione degli ex-detenuti nella “società civile”, il piacere dei
vizi e dell’edonismo, forse ciò che di più importante ha fatto è di aver
svelato, coi suoi personaggi, il lato umano e comune dei “cattivi”,
mettendo a nudo personalità sempre viste come modello esclusivamente
negativo, senza pensare che dietro la pistola del rapinatore oltre la
rabbia c’è anche una grande fame o un grande vuoto: la malavita, il
limbo dei reietti come specchio di una società intera.
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