Alessandro Manzoni
Alessandro Manzoni nasce da una famiglia lombarda molto in vista a
Milano, il 7 marzo 1785. La nascita del piccolo Alessandro, molto
probabilmente è il risultato di una relazione extramatrimoniale di
Giulia Beccaria, la madre e figlia del giurista Cesare (autore
dell’innovativo, per l’epoca, Dei delitti e delle pene), con
l’illuminista Giovanni Verri.
In ogni caso il conte Pietro Manzoni, padre del futuro scrittore,
riconosce il figlio senza alcuna polemica.
La dicotomia tra i due genitori del Manzoni è evidente: il padre è
legato alla vecchia nobiltà dell’epoca e si comporta come il custode di
tradizioni ormai superate. La madre è invece profondamente affascinata
dalle novità illuministiche, sicuramente influenzata anche dalla
modernità del padre Cesare.
Il piccolo Alessandro vive i primi anni della sua vita insieme alla
famiglia, a Lecco, poi, a causa dei rapporti sempre più tesi tra i
genitori, viene allontanato e spedito in diversi collegi gestiti da
ordini religiosi a studiare.
La separazione ufficiale tra i genitori avviene nel 1792. La madre si
trasferisce a Parigi dove convive con un altro uomo. Alessandro, come
imponeva la legge dell’epoca, resta sotto l’autorità paterna.
Data l’educazione religiosa, molto classica, convivono nel giovane
Alessandro due spinte contrapposte, il suo istinto, da un lato, spingeva
verso un atteggiamento democratico e giacobino, i suoi studi,
dall’altro, lo portavano ad avere una morale tradizionalista e
cattolica.
Nel 1805 il Manzoni raggiunge la madre a Parigi, a causa della morte del
compagno di lei, Carlo Imbonati.
Proprio in occasione di questo lutto compone il suo primo carme famose
“In morte di Carlo Imbonati”. In precedenza aveva scritto solamente
opere di esempio classico.
Il Manzoni continua a vivere a Parigi per altri 5 anni dove lega in
maniera particolare con i liberali moderati parigini. I rapporti con i
nuovi amici aiutano l’autore a conoscere la cultura e la tradizione
francese, comprese le posizioni razionaliste e illuministe. Alessandro
Manzoni, in questa maniera, vive letteralmente una esperienza culturale
di alto livello
Ricordiamo che nell’800 la Francia è stata davvero la culla della
cultura europea.
Importante, in questo ambito, resta anche il rapporto con la madre, con
la quale trova una affinità che porta i due ad essere molto legati.
L’unica interruzione nel soggiorno parigino avviene nel 1808, quando si
reca a Milano per la morte del padre. In tale occasione conosce la
calvinista Ernichetta Blondel, che diviene anche sua moglie.
Nel 1810 il Manzoni, rientrato a Milano, assieme alla mamma e alla sposa
e convince tutta la sua famiglia a convertirsi al cattolicesimo (in
precedenza si era sposato con rito calvinista).
L’accettazione della morale cattolica è una scelta maturata nel tempo
dall’autore e questa decisioni influenzerà in maniera importante nella
poetica dell’autore.
Da questo momento in poi inizia un periodo della vita dell’autore in cui
produce molte opere: in ordine cronologico gli Inni Sacri (1812 - 1815),
la tragedia Il Conte di Carmagnola (1816 -1820), Le Osservazioni sulla
Morale Cattolica (1818-19), l’altra tragedia L’Adelchi (1820 - 1822), le
opere poetiche Marzo 1821 e Il 5 Maggio (1821), in onore della morte di
Napoleone. Proseguiamo con l’antenato del suo capolavoro, ovvero il
romanzo Fermo e Lucia (1821 - 1823), nel 1822 arriva il quinto degli
Inni Sacri, Pentecoste, la Lettera sul Romanticismo (1823), i Promessi
Sposi (1827), il suo capolavoro, considerato uno tra i libri
fondamentali per la letteratura italiana, e poi Storia della Colonna
infame (1827).
In ogni caso la vita dell’autore scorre tranquilla, il Manzoni rinuncia
all’azione per limitarsi agli studi e alla cultura.
Appoggia con entusiasmo, a livello teorico, i primi movimenti
indipendentisti, ma mai in maniera attiva, risparmiandosi così le
restrizioni austriache.
Successivamente a questo periodo, il Manzoni limita profondamente la sua
produzione artistica. Ricordiamo solo la “risciacquatura in Arno” dei
Promessi Sposi e il discorso “Del Romanzo Storico”.
La cosiddetta “risciacquatura” ha profonda importanza perché secondo
l’autore milanese, tra i vari dialetti, quello che maggiormente avrebbe
potuto unire linguisticamente tutti gli italiani era appunto il
fiorentino. È in questa ottica che il Manzoni decide di rivedere la
lingua in cui è narrato il suo romanzo, il lavoro di modifica è fatto
per rendere fruibile l’opera per tutti gli italiani.
Il silenzio artistico che avvolge l’ultimo periodo della vita
dell’autore ha una ragione. Questa la si più ritrovare nei numerosi
lutti che colpiscono il Manzoni che perde, nel corso degli anni, oltre
alla madre anche la sua moglie, otto dei dodici figli, e la seconda
moglie, Teresa Borri.
Nel 1860 viene nominato Senatore del nascente Regno d’Italia. Nel 1868
scrive una relazione sulla lingua italiana per la Commissione per
l’Unificazione della lingua, ente che egli stesso presiede.
Una volta che Roma diviene capitale del Regno d’Italia, con le
conseguenti accuse degli ambienti tradizionalisti cattolici contro la
conquista dell’Urbe, il Manzoni prosegue nel suo impegno da Senatore.
Anzi, creando un forte scandalo negli ambienti cattolici più “puri”,
egli accetta la cittadinanza onoraria di Roma.
Muore a Milano nel 1873. Gli fu tributato il funerale di Stato, alla
presenza del sovrano. Riposa nel cimitero monumentale della città
ambrosiana.
Nel 1874, in occasione del primo anniversario della sua scomparsa,
Giuseppe Verdi dedica al grande autore una Messa da Requiem.
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