Ippocrate
Ippocrate, un greco vissuto a cavallo tra il V e
il IV secolo a. C., viene riconosciuto come il
padre della medicina moderna.
Possiamo sicuramente dire che la sua opera ed il
suo lavoro hanno profondamente rinnovato la
scienza medica in epoca antica, allontanando la
cura dei malati dalla magia ed avvicinandola
maggiormente alla scienza.
Addirittura, secondo la leggenda, il padre
stesso di Ippocrate affermava di essere un
discendente di Ascelpio, il dio greco della
medicina. Una tale discendenza sottolinea la
grandezza con la quale questo scienziato è stato
riconosciuto nella sua epoca.
Ma andiamo con ordine. Nato nell’isola di Cos
intorno alla metà del 400 a.C., appartenente ad
una famiglia di medici, il giovane Ippocrate,
per approfondire le proprie conoscenze, studia
prima ad Atene e poi girando a lungo nel bacino
del Mediterraneo, toccando luoghi come l’Egitto
e la Libia acquisendo, in questa maniera, ampie
e differenti conoscenze.
Con questo ricco bagaglio culturale Ippocrate è
riuscito a divenire un vero faro della medicina
mediterranea. Tanto che i dotti della scuola di
Alessandria si impegnarono a riunire le teorie
del medico greco in una unica opera che è
passata alla storia come “Corpus hippocraticus”.
In realtà non tutte le opere del Corpus sono
attribuibili a Ippocrate, ma lo spirito e la
teoria che hanno portato alla stesura dei vari
testi appartengono sicuramente alla filosofia
innovativa proposta dal dotto greco.
Ma che cosa di così importante ha scritto
Ippocrate da venire ancora oggi ricordato
addirittura nel giuramento dei laureati in
medicina italiani?
Possiamo indicare alcuni elementi fondamentali.
Innanzitutto il greco rinuncia a pensare alla
medicina come ad un rituale magico, ma ritiene
che la salute e la formazione di un corpo
dipende dall’equilibrio di 4 sostanze, da lui
definite umori (Atrabile o Bile nera, Bile
gialla, Flemma e Sangue).
Il medico greco lavora ponendo un ragionamento
logico che collega una malattia ad una specifica
mancanza o eccesso di un elemento, collegando
questa situazione ad una cura corrispondente. Un
lavoro di questo genere permette di eliminare,
in maniera netta, qualsiasi interpretazione
magica dell’avvento dei malanni. Altro
importante dato è che per Ippocrate lo studio
delle possibili cure deve partire dalla
conoscenza delle malattie passate, in maniera da
accumulare conoscenze tali da poter prevenire
l’eventuale comparsa di antiche malattie.
La tecnica di conoscere il passato del malato
(anamnesi) è una tecnica utilizzata ancora oggi
dai medici moderni per poter prescrivere la cura
ideale del paziente affidatigli.
Altro passaggio della dottrina di Ippocrate
rimasto nella medicina moderna, è quello che
sottolinea la necessità di conoscere l’ambiente
in cui vive il malato in quanto, a seconda del
luogo in cui il paziente si trova, esistono
degli elementi che possono essere più o meno
presenti con i quali il corpo umano potrebbe
interagire.
Inoltre, sempre secondo Ippocrate, il medico
deve collaborare con la Natura che normalmente
tende a risanare i corpi, quindi dovere del
medico è quello di fornire alla forza naturale
aiuti che sollecitino la sua azione curativa,
cercando di sostenere il malato. Da qui
scaturisce il presupposto che il medico deve
aiutare il malato, non nuocergli.
L’opera del Corpus hippocraticum ha conosciuto
grande importanza nella scienza medica fino al
1700, restando una vera e propria guida per
chiunque si avvicini alla scienza medica.
Ippocrate muore a Larissa nel 377 a.C.
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