LUDOVICO ARIOSTO
Ludovico Ariosto,
autore dell’opera che meglio ha rappresentato il gusto classicistico ed
il sentimento umanistico del Rinascimento italiano, l’Orlando Furioso, è
nato a Reggio Emilia nel 1474.
Figlio del conte Niccolò
e di Daria Malaguzzi Valeri, trascorre l’infanzia tra la città natia e Ferrara;
dopo gli studi di giurisprudenza si dedica a quelli letterari, sotto la
guida del maestro Gregorio Elladio da Spoleto. In seguito alla morte del
padre (1500), l’Ariosto è costretto a dedicarsi alla cura della famiglia,
coltivando l’amore per la poesia nell’intimità dell’anima, tra silenziose
riflessioni e momenti strappate al duro lavoro. Nel 1503 l’Ariosto è al
servizio del cardinale Ippolito d’Este; nel 1517, desideroso di dedicarsi
ad incarichi più remunerati e a faccende più stimolanti, si rifiuta di accompagnare
il cardinale in Ungheria. Dopo poco entra al servizio del duca Alfonso I
d’Este; nel 1522 viene nominato commissario della Garfagnana, adoperandosi
per riportare ordine e giustizia in una provincia infestata dai briganti.
Tornato a Ferrara, L’Ariosto
sposa l’assidua compagna Alessandra Benucci e conduce vita tranquilla nella
casa di contrada Mirasole.
Qui si dedica con amorosa
cura ad ampliare e correggere il suo capolavoro, l’Orlando Furioso. Ivi
muore nel 1533.
Le opere minori
Tra le operi minori composte
dall’Ariosto, le Satire rappresentano quella dove meglio si esprimono
i gusti e l’indole del poeta. Dietro le pagine autobiografiche si intravedono
gli intenti letterari dell’Ariosto; il tono conversevole e la scrittura
corrente riportano fedelmente al modello letterario prescelto, quello dei
Sermones di Orazio. L’autobiografismo del poeta cede il passo alla
trasfigurazione letteraria; la narrazione procede tranquilla tra la descrizione
di difetti e vizi della società, dove un sorriso bonario sottende una moralità
mai pedantesca.
Le commedie
All’Ariosto va certamente
attribuito il pregio di aver dato vita alle tendenze essenziali del teatro
Cinquecento: l’imitazione delle trame e degli schemi dei classici, in particolare;
ma anche i caratteri di alcuni personaggi, dal vecchio avaro al servo scaltro.
E soprattutto dall’Ariosto deriva l’inserimento ricercato e voluto, nei
rigidi schemi classici, di ritratti reali di vita contemporanea, dipinti
con bonaria ed arguta satira.
Gli ambienti delle commedie
diventano più realistici per ospitare contenuti cittadini, umani. Ecco che
allora Ferrara diventa il teatro ideale per rappresentare l’amore della
corte per lo spettacolo, per la festa dello spirito e degli occhi. In quest’ottica,
il teatro dell’Ariosto diventa una realtà complessa capace di unire l’esperienza
letteraria al divertimento, ma anche di recuperare l’antica dignità umanistica
del teatro comico per appagare un nuovo pubblico, colto e raffinato. La
riflessione morale e la satira diventano in questo modo uno specchio bonario
che mostra la società contemporanea.
L’Orlando Furioso
La moralità arguta, la
vivacità e l’ironia che hanno accompagnato la riflessione nelle opere minori
e nelle Satire dell’Ariosto, trovano piena conferma nell’Orlando
Furioso. Qui l’imitazione formale di Virgilio, Ovidio e Orazio e l’educazione
umanistica del poeta si accompagnano all’amore per i poemi cavallereschi
e gli intrighi fantastici.
Con molta probabilità l’Ariosto
inizia la stesura del Furioso già a partire dal 1502; l’intento è quello
di continuare la materia dell’Orlando Innamorato, rimasto interrotto
con la morte di Matteo Maria Boiardo.
Nel 1516 l’Ariosto pubblica
a Venezia la prima edizione dell’opera; i quaranta canti riscuotono subito
grande successo.
La seconda edizione ferrarese
del 1521 vede il miglioramento dello stile e della lingua, adeguandola al
fiorentino, considerato proprio in quegli anni la lingua italiana per eccellenza
storica (si vedano al tal proposito le Prose della volgare lingua
di Pietro Bembo).
Nell’edizione del 1532
lo stile giunge ad alti livelli di splendore; i canti sono ora quarantasei.
La trama del Furioso si
concentra intorno a tre nuclei principali: l’amore di Orlando per Angelica,
lo scontro tra cristiani e saraceni, l’amore di Ruggero per Bradamante.
Proprio l’amore predomina su tutti gli affetti; l’amore sensuale che contempla
la bellezza femminile, turbato solo da tormenti naturali, come la gelosia,
mai superficiale. Ma il domino dell’amore sugli altri sentimenti (amicizia,
gentilezza, etc.) non è mai assoluto.
Ogni sentimento è radicato
nell’animo del poeta, ma viene sempre guardato con il distacco dell’ironia,
in una visione libera e serena della vita.
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