CAVOUR
Camillo Benso, Conte di Cavour, fu il capo del governo sabaudo
a cui è legata la parte maggioritaria del processo di unificazione italiano.
Nato a Torino nel 1810, il Cavour faceva parte di una famiglia
di nobili proprietari terrieri La vita del giovane Camillo sembrava
indirizzata verso una carriera militare ma, nel 1831, il ragazzo rinunciò
ad una prevedibile luminosa ascesa nell’esercito, infatti era divenuto in
breve tempo ufficiale del Genio, probabilmente a causa delle sue idee politiche
di matrice liberale.
Svanita l’opportunità militare il Cavour girò l’Europa studiando
economia e tecniche agricole. Tornato in Piemonte, grazie alle sue nuove
conoscenze, rimodernò la sua tenuta di Leri rendendola una struttura efficiente
e moderna, e divenendo egli stesso un ricco produttore di riso.
Dal punto di vista politico, i moti francesi del 1831 diedero
modo al Cavour di farsi un’opinione chiara sul modo in cui lo Stato Sabaudo
avrebbe dovuto evolversi. Divenne infatti uno dei più illuminati promotori
di una svolta costituzional - liberale del Regno di Sardegna. Infatti il
Cavour non vide mai di buon occhio le forte sirene democratiche e repubblicane
che risuonavano in Piemonte ed in Europa.
Secondo la visione del Conte, l’unità italiana sarebbe dovuto
semplicemente far parte del piano di espansione e potenziamento della monarchia
sabauda.
Il primo vero passo verso una politica attiva venne fatto
nel 1847, quando il Cavour fondò il giornale “Il Risorgimento”, con cui
riuscì ad avere una forte influenza nell’opinione pubblica del regno di
Sardegna.
Grazie al successo con il giornale, nel 1848 ottenne un posto
in parlamento. Favorito dalle sue competenze, Cavour trovò facilmente un
posto nel Governo: dapprima come ministro dell’Agricoltura e poi il ministero
delle finanze.
Nel 1852 ottenne la carica di primo ministro, gettando le
basi di una trasformazione del sistema di governo del Piemonte in senso
parlamentare.
Da questo punto di vista è importante sottolineare l’accordo
che il Cavour trovò con i democratici di Rattazzi, uscendo dalla dicotomia
“Destra – Sinistra” ed impostando la creazione del “Centro” che nel ‘900
avrà un grandissimo successo nella politica italiana.
Fedele all’idea che l’espansione del Piemonte poteva avvenire
solamente tramite l’ingresso nella grande politica europea, Cavour lavorò
tantissimo dal punto di vista diplomatico con le varie cancellerie europee,
un lavoro che ebbe i suoi risultati con la partecipazione di un contingente
sabaudo alla Guerra di Crimea (1855). Nella successiva conferenza di pace
di Parigi, per la prima volta il Piemonte si trovò alla pari con le altre
potenze europee, e inoltre Cavour riuscì ad inserire la questione italiana
nell’ordine del giorno del tavolo del congresso.
Sempre del 1855 sono gli accordi che a Plombieres il Cavour
riesce a stringere con Napoleone III.
Sulla base dei patti il secondo Impero di Francia si impegna
ad aiutare il Piemonte nel suo tentativo di espansione ai danni dell’Austria,
in cambio dei territori di Nizza e della Savoia.
In realtà il vero obiettivo di Napoleone III era quella di
eliminare l’egemonia austriaca nella Penisola, e di creare una confederazione
di stati in Italia sotto l’egida franco – sabauda.
Ad accordi raggiunti, il Cavour forzò la mano affinché l’Austria
attaccasse il Regno di Sardegna e così scoppiò la Seconda guerra d’Indipendenza.
Quando, grazie alle vittorie di Garibaldi, e alle rivolte
filo sabaude in molti territori italiani, la situazione per i piani di Napoleone
si faceva piuttosto pesante, l’imperatore di Francia pensò bene di firmare
l’armistizio di Villafranca con gli austriaci.
Il fatto che Vittorio Emanuele II accettò ugualmente gli
accordi, portò il Cavour a rassegnare le dimissioni da capo del governo.
Questo intoppo non impedì però al Cavour di continuare a
lavorare nell’ombra per far annettere gli stati dell’Italia centrale che
si erano ribellati ai loro principi al regno sabaudo. Infatti, non appena
tornato al governo, nel marzo 1860, Cavour riuscì a fare in modo che i Francesi
riconoscessero come legittime le annessioni piemontesi.
Il primo ministro sabaudo, grazie alla spedizione di Garibaldi
e dei Mille, dimostrò per l’ennesima volta la propria abilità politica:
sfruttò il terrore che la rivoluzione democratica garibaldina stava creando
in tutte le cancellerie europee per migliorare la situazione a vantaggio
piemontese: ponendosi come paladino dei regimi europei, contro la rivoluzione
repubblicana di Garibaldi, Cavour riuscì a convincere i governi dei paesi
vicini a far annettere al regno di Sardegna il Regno delle Due Sicilie e
gli stati dell’Italia centrale escluso il Lazio, ponendo questa soluzione
come il male minore per la stabilità europea.
Creato finalmente uno stato unitario nella penisola, in procinto
di occuparsi del problema romano e dei rapporti tra Stato e Chiesa, il Cavour
morì per una improvvisa e inaspettata febbre celebrale.
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