Diciamo la verità, chi di noi quando era piccolo
non ha mai pensato di avere un amico immaginario? Un amico che poteva
ascoltare tutte le nostre gioie e le nostre tristezze, che dormisse
nei posti più strani della nostra casa, che mangiasse ogni tipo di schifezza
e fosse sempre pronto a giocare solo con noi?
L’amico immaginario è il sogno ricorrente dei più
piccoli, o meglio forse lo era prima che ci fosse l’invasione malsana
dei videogiochi e dei telefonini, prima che anche i bambini diventassero
snob e selettivi, perdendo quel pizzico di fantasia che insegnava a
crescere ma non troppo.
I bambini moderni credono che il loro miglior amico
sia il joystick del computer, o il logo del cellulare, ma c’è stato
un tempo in cui i più piccoli inventavano storie bellissime insieme
ad amici immaginari di ogni forma e specie.
A quella nostalgica e fantasiosa innocenza la Disney
nel 1977, ha voluto dedicare un film speciale, tracciando i contorni
di un’amicizia davvero fuori dagli schemi, strana ed importante allo
stesso tempo, preziosa per regalare sorrisi ed alimentare un po’ di
sana invidia verso quel modo di sognare che oggi, a causa di cartoni
animati aridi ed esasperatamente violenti ha perso ogni valore.
La storia in questione è quella di Pete, un ragazzino
rimasto orfano dei genitori, che finisce affidato ad una famiglia adottiva,
i Gogan, che lo sfrutta nei lavori più duri.
Pete è il brutto anatroccolo della situazione, deriso
e allontanato da tutti i suoi coetanei che un bel giorno per sua fortuna,
si imbatte in uno straordinario e buffissimo drago Elliott, che ha la
facoltà di apparire e sparire a comando, cantando come un uccellino
e vola leggiadro con due piccole alette che gli fanno vincere anche
la forza di un uragano.
Elliott è per Pete la soluzione ad ogni problema,
con il suo faccione buffo ed i suoi occhi teneri, lo aiuterà a superare
tutte le difficoltà, facendogli riscoprire l’importanza di sorridere.
Realizzato con tecnica mista come il famosissimo
"Chi ha incastrato Roger Rabbit", mettendo in scena attori umani e cartoni
animati, questo intramontabile classico, è riuscito a conquistare il
pubblico di ogni età, anche grazie ad una colonna sonora ritmata ed
accattivante.
È interessante notare come con questa pellicola la
Disney, abbia iniziato a rivoluzionare i canoni delle favole comuni,
in un percorso al contrario, dove animali mitologici e notoriamente
feroci come i draghi, assumono le sembianze di creature docili mansuete
e bizzarre che devono difendersi dalla crudeltà dell’uomo.
Un percorso che è stato tracciato anche dal cinema
con l’indimenticabile Dragonheart del 1999 prodotto dalla Universal,
e che ha trovato il culmine nell’ironia pittoresca del capolavoro DreamWorks
del 2001, Shrek, dove addirittura il Drago si scopriva essere una dolcissima
lei che a dispetto di tutti e tutto, perdeva la testa per un "ciucchino"
logorroico e fobico.
Certo nel caso di Shrek, la parentesi del drago era
solo la ciliegina sulla torta di un cartone a dir poco perfetto, figlio
della tecnologia digitale e distante anni luce dall’ingenuità disneyana,
ma ciò non toglie che "Elliott, il drago invisibile", sia rimasto per
tutti questi anni una favola sempre attuale, capace nella sua semplicità
di stupire ed emozionare ancora.