Ha incassato più di 26 milioni di dollari negli Stati
Uniti, ed è stato un successo dell’anno anche qui da noi, ma in questo
film non ci sono stati effetti speciali e volti di Hollywood ad attendere
il pubblico nella sfida al botteghino, bensì dondolanti, goffi e teneri
pinguini.
Fin qui non ci sarebbe nulla di cui stupirsi, in
fondo il mercato cinematografico mondiale è da sempre abituato a vedere
come protagonisti indiscussi dello schermo, gli abitanti del regno animale;
dalle avventure disneyane di "4 bassotti ed un danese" fino alla rocambolesca
vita in fondo al mare di "shark tale" prodotto dalla
DreamWorks, negli
anni cani, gatti, leoni, e pesciolini si sono succeduti nell’olimpo
delle celebrità, sia che fossero concreti essere viventi, sia che fossero
frutto di una brillante fantasia e della più avanzata tecnologia in
digitale.
La marcia dei pinguini", film sorpresa dell’anno
e successo in tutti e cinque i continenti, offre però, rispetto agli
altri colossal made in U.S.A. che l’anno preceduto, una serie di novità
davvero insolite.
Puntando sulla forza realistica del documentario
stile vecchia maniera, il regista francese Lucques Jacquet, è riuscito
a raccontare uno dei momenti più importanti per la vita dei pinguini,
contando solo sulla solidarietà e sul senso del dovere che questi splendidi
animali dimostrano nel loro vero e concreto habitat naturale. I mammiferi
ripresi da Jacquet nella faticosa e difficile marcia che intraprendono
tra i ghiacci dell’Antartide alla ricerca del partner con il quale accoppiarsi,
non hanno il talento comico dei pinguini ammutinati di Madagascar, ma
dimostrano una forza di volontà che scandisce gli eroismi quotidiani,
di una comunità dedita al sacrificio collettivo pur di raggiungere il
proprio scopo.
La migrazione stagionale viene seguita come fosse
un’Odissea verso la speranza e la salvezza, un percorso in cui è possibile
trovare stupore e bellezza nel consolidamento degli equilibri del rapporto
padre - figlio.
L’intenzione è quella di filmare il grande spettacolo
della natura nei luoghi ancora non contaminati dalla presenza dell’uomo,
rispettando e difendendo gli equilibri del mondo animale, e lasciando
che per una volta non sia il regista a scrivere la trama, ma siano i
protagonisti stessi con l’espressione dei loro occhi e dei loro movimenti
ad interpretare il tutto.
Centinaia di pinguini in fila indiana per settimane
che si avvinghiano l'uno all'altro per proteggersi dal freddo della
lunga notte e che poi proteggono a loro volta con grazia e con amore
i piccoli, sono quindi la chiave del successo per il reality da grande
schermo; l’inizio di un nuovo genere che sta già dando i suoi frutti.
Sulla scia del documentario di Lucques Jacquet infatti,
la Dreamworks ha già pensato di lanciare sul mercato un dvd contenente
un’edizione speciale sui pinguini protagonisti di Madagascar, mentre
la Warner Brothers, che ha acquisito assieme con il National Geographic
i diritti per «La Marcia» ha in fase di pre-produzione un altro film
dedicato ai pinguini, «Happy Feet», dove il protagonista sarà un pinguino
che non può cantare e che per riconoscere il suo compagno deve fare
ricorso al tap-dancing.