Il Caimano
Nazionalità: Italia
2006
Genere: drammatico
Regia: Nanni Moretti
Interpreti: Silvio
Orlando, Margherita Buy, Jasmine Trinca, Michele Placido, Giuliano Montaldo,
Antonio luigi Grimaldi, Paolo Sorrentino
Quella appena terminata è stata sicuramente una campagna
politica che nessuno potrà mai dimenticare: tagliente, crudele, ironica
sarcastica, scorretta, dove tutti erano contro tutti e dove sembrava
impossibile anche per la gente comune, non schierarsi forzatamente da
una parte o dall’altra.
In tv, sui giornali per strada, la corsa verso le
elezioni è stato l’argomento centrale capace di catturare maggiormente
l’attenzione degli italiani, poco interessati e più incuriositi per
la verità, dall’inattesa voglia di vedere fin dove fosse possibile spingersi
pur di riservarsi un posticino nell’immenso e patinato mondo della politica.
In un caotico gioco al massacro attuato anche e soprattutto
dai mezzi di comunicazione di massa, la ciliegina sulla torta doveva
essere l’uscita eclatante dell’ultimo film di Nanni Moretti, che molti
attendevano come emblema della denuncia stile Michael Moore.
Invece "Il caimano" ha spiazzato ogni previsione,
deludendo specialmente chi si aspettava una presa di posizione militante,
un’opera su e contro Berlusconi.
Il film del regista altoatesino, nato a Bolzano ma
romano d’adozione, non è infatti un film politico, ma un film sulla
politica, e sulle tante problematiche che ne dovrebbero costituire il
cuore pulsante, partendo dalla crisi dello spettacolo, del cinema fino
ad approdare a quelle sociali, etiche che ci coinvolgono in prima persona
tutti i giorni:le rovine della famiglia, la crudeltà della separazione
dopo decenni di fiducia nell'istituzione del matrimonio, i figli a metà,
le coppie di fatto, l'omosessualità, e l'incapacità di accettare il
cambiamento.
Il caimano, inteso come film di Moretti, si ispira
alla figura di Berlusconi, analizzandolo però in quanto uomo, imprenditore,
vittima e carnefice, di un malessere comune che serve al regista per
puntare il dito contro l’ipocrisia dilagante.
Mettendo in campo una folta schiera di registi italiani
(Paolo Virzì, Paolo Sorrentino, Montaldo, Carlo Mazzacurati, Antonello
Grimaldi), Moretti nell’intricata ragnatela delle storie che racconta,
fa del "Caimano" una pellicola che esordisce parlando di cinema, delle
possibilità e delle impossibilità di farlo, delle contraddizioni e delle
anomalie interne al mondo dello spettacolo.
Ciò che ne emerge è il lato schizofrenico, e in fondo
innocuo di un regista che gioca con i suoi personaggi, rimanendo sempre
in bilico tra finzione e realtà.
Così il gioco di citazioni, di frecciate divertite
e scanzonate, accendono i riflettori sui rivalutati film trash anni
70, sulle dinamiche che vedono i produttori come De Laurentiis, puntare
su film "sicuri" come Cristoforo Colombo, sulla Rai, su attori che si
proclamano impegnati ma finiscono per mettere la testa sotto la sabbia,
sui film d’azione, vere lavande gastriche per i neuroni.
Berlusconi compare qua e là, e nel corso del film
viene interpretato da diversi volti: uno è Michele Placido, che lo interpreta
come attore nelle prove del film, uno è l’attore che finirà, per interpretarlo,
uno è lo stesso Berlusconi, che vediamo nell’impareggiabile gaffe al
Parlamento Europeo, quando diede ai deputati l’appellativo di "turisti
della democrazia" e definì un socialista tedesco un "kapò."
La carriera e la vita di Berlusconi, sono scandite
da diverse e simboliche tappe, che Moretti ha voluto enfatizzare e ricostruire
pienamente nel suo film: la promessa e la costruzione di un quartiere
che induca all’ottimismo, la tv via cavo per le casalinghe, la fondazione
di un partito (dopo essere già entrato nel mondo del calcio) al quale
tutti dovranno collaborare, anche quel giornalista (Montanelli?) al
quale pochi anni prima aveva promesso libertà d’opinione.
Moretti non lascia proprio niente al caso, aiutato
e supportato dal lavoro impeccabile di tanti professionisti, come il
già citato Michele Placido, e poi Silvio Orlando, Margherita Buy, Jasmine
Trinca, Giuliano Montaldo, Antonio Luigi Grimaldi, e Paolo Sorrentino.
Interpreti di verità scomode che non concedono spazio al dolore,
o a rivelazioni cupamente soppesate, ma che affrontano tutto con coraggio
ed immagini estremamente caricaturali.
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