ILARIA
ALPI
il più
crudele dei giorni
Anno: 2003
Nazione: Italia
Produzione: Istituto
Luce
Regia: Ferdinando
Vincentini Orgnani
Sceneggiatura:
Ferdinando Vincentini Orgnani, David Bassan, Elisabetta
Antco, Marcello Fois
Fotogafia: Paolo
Fresu
Montaggio: Alessandro
Heffler, Claudio Cutrì
Cast: Rade Sherbedgia,
Erica Blanc, Giovanna Mezzogiorno, Andrea Renzi, Angelo Infanti, Giacinto
Ferro, Tony Lo Bianco, Amanda Plummer.
Una pellicola
di Ferdinando Vicentini Orgnani che in 110 minuti affronta la tremenda
vicenda accaduta il 20 marzo 1994 alla giovane giornalista della Rai
Ilaria Alpi, uccisa in un’imboscata insieme al suo cameraman Miran Hrovatin
a Mogadiscio in circostanze ancora avvolte dalla nebbia. Un film che
si inserisce nel filone del cinema "civile", ponendosi come testimonianza
di un evento crudele e ancora irrisolto, e che si è avvalso per la descrizione
della figura della protagonista e per la puntuale ricostruzione dei
fatti, della collaborazione della famiglia Alpi e dei suoi amici giornalisti
più vicini.
La pellicola
- uscita durante l’inverno del 2003, prodotta da Lares Video, GAM Film,
EMME Produzioni e RAI Cinema SpA, distribuita da Lancia Film e da Istituto
Luce - è liberamente tratta dall’omonimo libro di Marcello Fois e Ferdinando
Vicentini Orgnani e dal libro "L’esecuzione" scritto dai genitori della
Alpi. Girato fra Trieste, Slovenia, Roma, Marocco e Belgrado, il film
racconta gli ultimi giorni della giornalista e del suo cameraman alle
prese con un ambiente delicato e spinoso- la realtà della Somalia in
guerra - fino al momento dell’agguato in cui entrambi persero la vita,
intenti nella ricerca di particolari su un presunto traffico illecito
di rifiuti tossici verso i paesi poveri .
Senza
dubbio un lavoro che vorrebbe porsi come "documento" di una vicenda
reale, all’interno del quale gli occhi chiari, combattivi e decisi di
Giovanna Mezzogiorno (Ilaria Alpi) e la finezza interpretativa di Rade
Serbedzija (Miran Hrovatin) orientano lo spettatore nei meandri di una
vicenda che può non essere semplice seguire, visti gli incastri non
sempre cronologici delle scene filmate, molto vicine nello stile ad
un reportage televisivo, ma ricche di flash-back e analessi, in un complesso
che non cerca, neanche con le ultime palpitanti scene dell’agguato intrise
di un secco realismo senza commenti, scorciatoie emotive o colpi di
scena che possano banalizzare l’intento documentario che il regista
vuole dare al suo film, inserendolo in questo modo a pieno titolo nel
panorama del cinema contemporaneo italiano.
Alessandra
Giordani
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