THE VILLAGE
REGIA:
M. Night Shymalan;
SCENEGGIATURA: M. Night
Shymalan;
PRODUZIONE: Scott Rudin;
DISTRIBUZIONE: Buena Vista;
INTERPRETI: Joaquin
Phoenix, Wiliam Hurt, Bryce Howard, Adrien Brody;
DURATA: 1h e 48’
Torna ad inquietare le nostre
coscienze l’ultima opera di M. Night Shymalan, regista rivelazione di"the
Sixth sense". In "The Village", horror sottile e ben calibrato, ogni
aspetto sembra mutato rispetto alla produzione precedente di Shymalan,
sia per ciò che concerne trama e ambientazione, sia per i temi trattati.
L’unica caratteristica rimasta costante è la cifra stilistica dell’autore,
una sintesi eterogenea di atmosfere seducenti, colpi di scena, riflessioni
morali e flashback che finiscono per coinvolgere lo spettatore lentamente,
con astuzia.
Il regista riesce a determinare
una costruzione della suspence basata sull’assenza; assenza di cosa?
di sangue, fondamentalmente, ma soprattutto di espedienti narrativi
scontati o di citazioni tratte da pellicole precedenti.
L’universo claustrofobico in cui
viene trascinato il pubblico è quello di una piccola comunità rurale
americana, simile a quella degli Amish, in cui la violenza sembra completamente
bandita, ma su cui incombe la presenza onirica ed evanescente di misteriose
creature che vivono nella foresta confinante.
Shymalan traccia un confine palpabile
tra due realtà complementari ma lontanissime, ed evidenzia questa frattura
incolmabile utilizzando due modalità descrittive totalmente diverse.
Tanto infatti è vivida, minuziosa e minimalista la ricostruzione della
comunità e della psicologia dei suoi personaggi, quanto è sfuggente
e accennata quella delle tormentate presenze silvane che soffocano l’esistenza
dei protagonisti.
Interpretato da William Hurt e
Sigourney Weaver (gli "anziani" della comunità), da Bryce Howard (Ivy
una fragile ragazza cieca), Joaquin Phoenix (il suo fidanzato) e Adrien
Brody (il matto del villaggio), "The Village" è una sorta di speculazione
filosofica sul concetto stesso di paura e sulle dinamiche irrazionali
che essa innesca nell’animo umano in situazioni estreme. I riferimenti
cinematografici e letterari variano da "King Kong" a "Cime Tempestose",
ci spiega il regista, "ma", ammette Shimalan, "l’idea mi è venuta da
alcuni libri di storia che ho letto, in cui ho scoperto che nel 1800
gruppi di persone abbandonavano le città per sfuggire a corruzione e
violenza. Era da poco finita la guerra civile; da questi episodi nacquero
piccole comunità che rifiutavano l’industrializzazione e le sue conseguenze".
"The Village" è quindi un viaggio
nel passato ed allo stesso tempo uno specchio del presente, della paura
dell’altro diverso da noi e della tentazione di chiudere, ogni più piccola
ansia, nell’irrealtà imperturbabile della nostra solitudine.
Alessia Moscato
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