LA PASSIONE DI CRISTO
Anno:
2003
Origine:
Italia-Usa
Genere:
drammatico, religioso
Tratto da:
resoconto sulla Passione di Cristo dai vangeli di Matteo, Marco, Luca,
Giovanni e dalle visioni di Suor Anne Canterine Emmerich
Produzione:
Mel Gibson, Bruce Davy, Steven Mcevety Per Icon Production Inc., Marquis
film LTD
Distribuzione
: Eagle Picture
Regia:
Mel Gibson
Attori:
Jamies Cavezel, Maia Morgersten, Monica Bellucci, Claudia Gerini, Mattia
Sbragia, Rosalinda Celentano.
Dolore e disgusto, amore
e pietà, sentimenti contrastanti dominano questo film, che tanto ha
fatto discutere, e che forse proprio per questo, continua ad essere
al centro dell’attenzione di quanti, religiosi e non, continuano a chiedersi
fino a che punto sia da condannare.
Già, perché "The Passion",
racconta sostanzialmente le ultime 12 ore di Gesù nel giorno della sua
crocefissione, ma lo fa con una ferocia inaudita, con il sangue che
scorre copioso sullo schermo per ben due ore e dieci minuti. Una violenza
definita da molti eccessiva, ma su cui Mel Gibson, il regista, si è
voluto incentrare per realizzare un film da cui trasparisse commozione
e realismo.
Costato oltre 30 milioni
di dollari, girato tra i Sassi di Matera e gli studi di Cinecittà, questo
colossal che si basa sui Vangeli, e sui diari di Suor Anne Catherine
Emmerich, la veggente stigmatizzata, è la cronaca di quanto è avvenuto
venti secoli fa, è la testimonianza di un cattolicesimo racchiuso nella
divinità di Gesù, e nella sua carnale e piena umanità che irrompe sullo
schermo dalla prima scena, attraverso gli occhi di un uomo che sa, che
accetta il suo destino, ma non può non provare angoscia e paura. Una
battaglia tra il bene e il male, nel silenzio lacerante di Maria (Maia
Morgersten), e il sorriso compiaciuto di Satana (Rosalinda Celentano),
nella sofferenza di Dio, rappresentata, (e forse in questo si è osato
un po’) dalla macchina da presa, che segue passo passo il calvario di
suo figlio fino alla fine, per poi lasciare gli spettatori senza fiato,
in un’inquadratura dall’alto che sospesa, immobile per qualche secondo,
precipita inesorabilmente al suolo con la prima goccia d’acqua, il simbolo
dell’epilogo.
Un film bellissimo, toccante,
che ci fa vivere da vicino la disperazione e la fede, ma che non è stato
risparmiata dalle critiche specie quelle antisemite. Il nodo principale
del film, come dell’intero mito cristiano rimane infatti sempre quello
di capire di chi fu la colpa per la morte di Cristo. C’è chi afferma
che dalla pellicola di Gibson, ciò che ne emerge è che fu della folla
ebrea istigata da Caifa, a cui il governatore si appellò secondo la
procedura della condanna, ma c’è anche chi non risparmia i romani, Pilato
certo, ma anche l’ignoranza dei soldati addetti al supplizio, crudeli
al punto di apparire perfino sadici.
Accuse forse troppo calcolate,
che rischiano perfino di allontanarci dal significato profondo della
crocefissione di Cristo, dal messaggio di amore che Dio ha voluto mandarci,
sacrificando il suo unico figlio per salvare gli uomini, tutti gli uomini,
dal peccato.
Laura Spada
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