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THE WILD BLUE YONDER CONCERT

Titolo: The Wild Blue Yonder

Regia: Werner Herzog

Anno: 1985

Tipo: Documentario

Durata: 81 minuti

Cast: Brad Dourif, Ellen Baker, Franklin Chang-Diaz, Shannon Lucid

 

The Wild Blue Yonder, cine-concerto e nuovo progetto del “Cuncordu e Tenore de Orosei” si apre con le urla ritmate dei cantanti che giocano a Sa Murra, una sorta di morra cinese tipica della Sardegna, come a tracciare un filo conduttore che accosta la tradizione al nuovo. C’è una sorta di tensione verso ciò che è sconosciuto e lontano dal loro ambiente pastorale e di pescatori (Orosei si affaccia su un golfo incantevole): ecco comparire nuovi e più moderni paesaggi sonori, come già dimostravano di voler ricercare nei lavori passati (ad esempio il Voyage en Sardaigne del sassofonista algherese Enzo Favata). Stavolta è il violoncello di Ernst Reijseger che contribuisce a dare sicurezza a questo curioso mondo musicale: le sue note spesso lunghissime quanto irregolari creano una solida base, unica componente strumentale dell’ensemble, sulla quale poggiano tutte le voci.

C’è anche il cantante senegalese Mola Sylla, che possiede invece un’emissione selvatica che ricorda da vicino le voci meno acute del gruppo oroseino (la contra Luca Frau e su bassu Mario Siotto), ma che allo stesso tempo si confronta con quelle più chiare della voche del cuncordu Massimo Roych e della mesuvoche Piero Pala. Da evidenziare che nel Ballu Turturinu è la voce del tenore Patrizio Mura ad indicare la strada da percorrere per arrivare alla convivenza: al coro si aggiunge quindi un quinto canto che non è un’intrusione bensì una bella novità, ed in questo modo l’Africa e la Sardegna riescono a dialogare tra di loro con naturalezza ed armonia. Il tutto ovviamente acquista ancora più forza in quanto fa da colonna sonora alle immagini dell’ultimo capolavoro del regista Werner Herzog, che ha scelto questo team straordinario per raccontare in musica il suo più recente dittico cinematografico, The White Diamond & The Wild Blue Yonder. La scelta di queste sonorità senza tempo ben si sposa con la storia futuristica raccontata sullo schermo, e la decisione di usare poche parole conferisce grande rilievo a canto e musica, incontro delle diversità coinvolte.

Il film racconta la storia di un gruppo di astronauti che gira intorno alla Terra e non può farvi ritorno perché il pianeta è diventato inabitabile per motivi sconosciuti. L’equipaggio dell’astronave deve trovare un posto più ospitale nello spazio, e rilasciare una sonda dal suo cargo, chiamata Galileo. Ma Galileo è stato mandato in una missione suicida: senza saperlo si scopre che per decine d’anno abbiamo avuto visitatori dallo spazio; essi sono venuti da un pianeta sommerso dall’acqua, il “Wild Blue Yonder” appunto, e il loro tentativo di creare una nuova comunità sulla Terra non ha avuto grandi risultati.

All’interno di una dimensione quasi allarmante Herzog crea uno scenario fantascientifico che trae origine dalle sue personali fantasie. Il tema del ritorno a casa e l’impossibilità di realizzarlo rappresentano l’alienazione e la profonda solitudine umana, indiscusse protagoniste dell’attuale momento storico e di un futuro che si spera sia evitabile. In questo film c’è soprattutto una forte critica sociale, ma anche l’augurio che l’uomo impari ad agire nell’interesse e nel rispetto del suo bene più prezioso: il pianeta in cui vive. Anche grazie ai canti ed alle musiche di un universo così tradizionale ed autentico si cerca di indicare agli astronauti dispersi la direzione più vera da proteggere per evitare l’annullamento in uno spazio ed un tempo indefiniti poiché privi di essenza.

 

fonte: comunicato stampa ricevuto da LR Comunicazione in occasione della 4° Edizione del TUSCAN SUN FESTIVAL di CORTONA

 

 

 

 

 

 

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