LE CROCIATE
Anno:
2005
Nazione: Stati Uniti d'America /
Spagna
Distribuzione: Medusa
Regia:
Ridley Scott
Sceneggiatura: William Monahan
Scenografia: Arthur Max
Fotografia: John Mathieson
Cast:
Jeremy Irons, Eva Grenn, Brendan Glesson, Liam Neeson, Orlando
Bloom
Ancor prima che uscisse nelle sale cinematografiche,
l’ultima fatica del regista Ridley Scott, si preannunciava già come
la scommessa da vincere contro l’ipocrita ideologia dominante, sempre
pronta a criticare ed etichettare pellicole che come questa, affrontano
ripercorrendo un viaggio nella storia, temi di grande attualità come
la tolleranza e la fede.
Non ci stupisce allora che come era avvenuto in passato
per il film di Mel Gibson "La passione di Cristo, anche "Le Crociate"
sia stato accolto in maniera contrastante dal pubblico, in parte entusiasta
della fedele ricostruzione storica, in parte deluso dall’approccio forse
troppo occidentale con il quale è stato pensato e realizzato il film.
Ambientato nel precario periodo di tregua tra la
seconda e la terza Crociata, il sedicesimo lavoro del regista inglese,
ha infatti suscitato feroci polemiche, specialmente per la semplicistica
rappresentazione dei guerrieri saraceni, ritenuta ampiamente fuori luogo
e profondamente razzista, rispetto alla vistosità concessa alle vicende
e alle gesta del protagonista, nonché ai suoi tormenti interiori.
Una considerazione inesatta e affrettata, che non
rende merito al senso profondo di questo colossal, criticabile certo
per alcune scelte narrative, ma intoccabile nell’esito riflessivo e
pedagogico.
"Le Crociate" è un film che esplora il conflitto
tra Oriente e Occidente secondo una prospettiva priva di buonismo e
minimamente fatalista. È un film sulla fede e sulla religiosità sganciata
dai condizionamenti ecclesiastici, dove a dominare sono la nobiltà dell’anima,
il rispetto reciproco e la convivenza.
Gli uomini rappresentati sul campo di battaglia domano
a fatica l’odio per il proprio avversario e nel loro attaccamento alla
fede sono la proiezione delle paure e delle angosce che viviamo oggi
nella nostra quotidianità, dove il terrorismo internazionale e la guerra
di religione sono ancora una minaccia concreta; ma nello stesso tempo
quegli uomini e il loro terreno di scontro, diventano anche l’emblema
di uno scambio comunicativo tra arabi e cristiani, che nel rispetto
dell’umanità come valore assoluto, abbandonano i canoni della pace e
della salvezza, affidandosi alla saggezza dei loro capi, profondi estimatori
del rispetto e della dignità nemica.
Il feroce Saladino, è in realtà un condottiero
nobile e leale, che stima il suo avversario Baliano e che guida
orgogliosamente un popolo di guerrieri altrettanto valorosi. I malvagi
invece sembrano essere, contro ogni logica attuale proprio i Templari
Cristiani, i cavalieri più fanatici, ai quali Scott affida il compito
di veicolare il messaggio principale della sua opera contro l'assurdità
di tutte le guerre di religione.
L'incontro tra il Saladino e Baliano e tra quest'ultimo
e il condottiero arabo Nasir, si basa per esempio sull'ammirazione e
l'esaltazione del reciproco valore. Sono nobiltà, senso della strategia
e compassione a rendere liberi gli uomini, e non il peso delle armi
o la mera capacità di maneggiarle.
"Le Crociate" è dunque un film morale ma non bacchettone,
educativo ma non impostato, veritiero e per nulla salvifico.
Ciò che invece fa scricchiolare la struttura del
film è semmai l’approssimativa caratterizzazione dei personaggi, la
mancanza di un filo conduttore tra i momenti privati e quelli pubblici,
e soprattutto la frettolosità dell'incedere narrativo, che, in special
modo nella prima parte, soffoca il respiro del racconto privandolo di
vero epos e appiattendone la trama. All'inizio per esempio, il momento
in cui Goffredo (Liam Neeson) rivela a Baliano di essere
suo padre, è reso senza la minima tensione come se dovesse scivolare
velocemente via, per dare spazio ad altre vicende; poco pathos e mancanza
d’effetto.
Poderose e violentissime le scene della battaglia,
efficaci e spettacolari anche grazie agli interventi digitali, fondamentali
per moltiplicare il numero di soldati e l'ampiezza delle mura. Tuttavia,
l'assedio finale dei saraceni alla città santa, ben fatto e fortemente
spettacolare, dopo un primo impatto di sicura emozione, lascia abbastanza
freddi, perché sembra ricalcare la fastosità eroica del Signore degli
Anelli senza la minima innovazione.
Infine l’ultimo appunto va agli attori; bravissimi
nei rispettivi ruoli Jeremy Irons, e Liam Neeson, decisamente poco azzeccato
il ruolo di Baliano ad un impietrito Orlando Blomm, più consono nei
panni dell’elfo e decisamente impacciato nel ruolo del condottiero,
che forse Scott avrebbe dovuto scegliere sulla falsa riga di Russel
Crowe.
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