La lotta tra il bene e il male torna ancora una volta
a far parlare di lui, il giovane Harry Potter, il mago più famoso e
invidiato al mondo. Siamo al quarto episodio di una saga che continua
inesorabilmente a riscuotere successi senza perdere mai quel pizzico
di genialità che ha reso celebre la bravissima scrittrice Joanne Kathleen
Rowling.
Il piccolo Harry è ormai cresciuto, ha compiuto 14
anni e si appresta a cominciare il suo quarto anno da studente di alta
stregoneria di Hogwarts.
Ad attenderlo incantesimi, pozioni, formule magiche,
scope volanti, animali stravaganti, eccentrici insegnanti, ed ovviamente
i suoi inseparabili amici Ron ed Hermione, con i quali deve fronteggiare
gli scherzi di un destino amaro e crudele.
Ad Hogwarts viene organizzato il "Torneo tre maghi",
una competizione internazionale di magia che vede la partecipazione
dei campioni portacolori delle più rinomate scuole del mondo: Beauxbatons,
Durmstrang e Hogwarts. La gara è riservata ai ragazzi maggiori di diciassette
anni e Harry, ancora troppo piccolo, ne è inizialmente escluso. Ma la
sorte si sa, è beffarda con il giovane maghetto, che suo malgrado si
trova inscritto al torneo, inconsapevole di dover affrontare prove ardue
e dolorose dietro alle quali si cela l'ombra oscura del "signore del
male".
Qualche teschio in più, e incubi ancora più tetri
attendono dunque il pubblico più affezionato con questo quarto entusiasmante
capitolo, dove al centro di una trama ben orchestrata, si affiancano
nuove tematiche che si sviluppano e si snodano di pari passo con le
relazioni e le esperienze sempre meno adolescenziali che Harry ed i
suoi amici si trovano a vivere quotidianamente. Amicizia, coraggio lealtà,
si mescolano a rancore, invidia, morte e amore, mostrandoci i giovani
apprendisti maghi sotto una luce diversa.
Sono cresciuti, sono più maturi e forse spaventosamente
più umani di quanto ci si aspetterebbe, convinti, fiduciosi e testardi
come la caparbia Hermione alle prese con l'abolizione della schiavitù
degli elfi domestici e la lotta contro le scorrettezze di Rita Skeeter,
maga-giornalista senza scrupoli, o al contempo fragili e indifesi proprio
come Harry, davanti ai primi sintomi dell’innamoramento nei confronti
della bella Cho.
La cupezza già accennata nel precedente episodio
in questo "calice di Fuoco", sfocia quasi nell'horror, che trova il
momento culminante nella comparsa di Lord Voldemort, impersonato da
un impeccabile Ralph Fiennes.
Non ci sono più quelle note colorite e spensierate
che contrastavano con un filo di ironia i momenti più cupi, stavolta
ogni scena, ogni passo, ogni pensiero è velato dall’ombra del male.
A firmare questa evoluzione di stile e sceneggiatura
è il regista britannico, Mike Newell, noto al grande pubblico per aver
diretto già Quattro matrimoni e un funerale e Donnie Brasco.
Newell gioca e stravolge la vecchia icona del maghetto occhialuto,
riuscendo a rappresentare con destrezza e perfetta contiguità quasi
tutte le 700 pagine del libro.
Lo spettacolo visivo non risparmia emozionanti effetti
speciali e scene da antologia, che tengono gli spettatori con il fiato
sospeso per tutta la durata delle due ore e trenta. Basta pensare alle
meraviglie pirotecniche della grafica digitale che si rivelano dai primi
minuti della pellicola, quando viene mostrato il meraviglioso stadio
da Coppa del Mondo di Quidditch con gli spalti sviluppati in verticale,
e continuano poi durante le tre prove del Torneo Tremaghi, dal duello
volante tra Harry e il drago spinato, fino al viaggio negli abissi del
Lago Nero,ed all'entrata nel labirinto finale.
Il film è costato 140 milioni di dollari e ha potuto
contare per la parte tecnica sull’impegno di ben otto società specializzate
in VFX, che hanno studiato ogni minimo particolare per non lasciare
nulla di intentato.
L’intero cast comunque è già sulle scene del quinto
film Harry Potter e l'Ordine della Fenice agli ordini del regista
David Yates.