Munich
Titolo originale: Munich
Nazione: U.S.A.
Regia: Steven Spielberg
Produzione: Kathleen
Kennedy, Barry Mendel, Steven Spielberg, Colin Wilson
Distribuzione: UIP
Anno: 2005
Genere: Drammatico, Thriller
Cast: Eric Bana, Daniel Craig, Geoffrey Rush, Mathieu Kassovitz,
Hanns Zischler, Ciarán Hinds
Settembre 1972, il mondo è riunito
davanti alla televisione per un evento straordinario, le Olimpiadi di
Monaco. Il nuotatore Mark Spitz e la ginnasta Olga Korbut si sono appena
esibiti, ed il pubblico internazionale in delirio attende l’entrata
in scena degli altri campioni.
All’improvviso lo spettacolo si
ferma, i sorrisi si gelano sul viso della gente, e all’entusiasmo si
sostituisce l’angoscia e la paura. Un commando di estremisti palestinesi
conosciuti con il nome di “Settembre nero” invade il villaggio olimpico,
uccidendo due membri della squadra israeliana e prendendone in ostaggio
altri nove.
I minuti drammatici che seguono,
trasmessi in diretta tv, non fanno che aumentare la tensione: gli uomini
di “Settembre nero” vogliono portare la causa palestinese all’attenzione
di tutti e per il rilascio degli ostagg, chiedono la liberazione di
234 prigionieri palestinesi e dei famigerati leader terroristici tedeschi
Andrea Baader e Ulrike Meinhof. Israele e la Germania rifiutano
di trattare con i terroristi, la situazione precipita e dopo 21 ore,
il cerchio si chiude in una caotica sparatoria, con la morte di tutti
gli ostaggi, di cinque degli otto terroristi e di altre due vittime.
Una giornata di festa si
trasforma così in tragedia davanti agli occhi di 900 milioni di spettatori,
testimoni loro malgrado, di un massacro indimenticabile, che ha trasformato
le “Olimpiadi della Pace e della Gioia” in quello che viene ricordato
come il terrore di Monaco.
Ufficialmente Israele ha risposto
all’atto terroristico il 9 settembre dello stesso anno, con un attacco
aereo sulle basi dell’Olp(Organizzazione per la liberazione della
Palestina) in Siria e Libano. In realtà l’allora primo ministro
israeliano Golda Meir autorizzò, insieme agli uomini fidati del suo
governo un’altra missione destinata a rimanere nel buio della politica
internazionale.
E proprio quella pagina di storia,
così frettolosamente archiviata, torna ora alla luce, grazie all’ultimo
film di Steven Spielberg, Munich, una pellicola intelligente, che trascende
dalle forme auliche e racconta quanto successe dopo il massacro di Monaco,
come se fosse una storia di spionaggio, un thriller avvincente.
L’operazione segreta messa in piedi
dal governo israeliano, prese il nome di “Ira di Dio”, e fu pensata
come un vero programma di eliminazione degli 11 sospetti operativi di
Settembre Nero, un monito per chiunque minacciasse Israele, e che secondo
fonti pubbliche portò all’uccisione di 13 uomini senza processo.
Spielberg, che ha impiegato ben
cinque anni a realizzare questo film, potendo contare sul lavoro di
Janusz kaminski per la fotografia e sulla penna del romanziere Tony
Kasher(vincitore del premio Pulitzer per l’opera Angels in america),
con uno sguardo lucido e pessimista ha voluto costruire tutta la storia
basandosi sul senso della vendetta, ma anche e soprattutto sul senso
dell’umanità, del disgusto, espresso dai protagonisti nei loro dubbi,
nelle loro fobie, persino nella loro rabbia. Avner, giovane agente dell’intelligence
israeliana, interpretato da un bravissimo Eric Bana, è insieme agli
altri 4 membri della sua squadra, un assassino anonimo e spietato, ma
è anche un giovane padre, un uomo al quale la missione di morte
assegnatagli, strapperà per sempre la serenità e la fiducia nel suo
paese.
Fuggendo da ogni retorica, il regista
ebreo di Cincinnati è riuscito a ripercorrere quegli anni scanditi dalla
violenza, senza schierarsi. Nel suo film, così come nella realtà non
c’è una netta contrapposizione tra buoni e cattivi, ci sono solo uomini,
con le loro ragioni e i propri ideali.
Eppure Munich, ispirato al libro
del canadese Gorge Jonas “Vengeance”, sembra aver scontentato tutti,
persino la comunità ebraica che ha letto nella trama del film, solo
un velato tentativo di critica alla reazione di Israele per i fatti
di Monaco.
E poi c’è la reazione degli Stati
Uniti, che come al solito si divide in due tra chi grida al capolavoro
e chi invece attacca Spielberg, per aver voluto denunciare e denigrare
la diplomazia e le responsabilità americana in Medio Oriente, come testimonia
in i momenti precisi della narrazione, il continuo riferimento alla
CIA.
Al di là di ogni accusa,
Munich appare invece la possibilità di conoscere lo stato dei fatti
senza azzardare soluzioni, ma offrendo la possibilità del confronto.
Nel dialogo tra israeliani e palestinesi
(forse la scena più bella dell’intera pellicola), emerge oltre alla
profonda inconciliabilità di vedute, la cruda consapevolezza di una
violenza destinata a non fermarsi mai, perché torti e ragioni
vanno di pari passo con i temi dell’instabilità, dell’identità, della
patria, che per chi non ha terra significa tutto.
Insomma Munich è un pugno nello
stomaco, perché ci costringe ad accettare la verità di un passato che
in medio oriente purtroppo è anche attualità e forse persino futuro.
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