Titolo originale: L'uccello dalle piume di
cristallo
Paese: Italia/Germania
Anno: 1970
Durata: 96 min
Genere: giallo, thriller
Regia: Dario Argento
Soggetto: Dario Argento
Sceneggiatura: Dario Argento
Produttore: Salvatore Argento
Casa di produzione: Seda Spettacoli, Central
Cinema Company Film (CCC)
Distribuzione (Italia): Titanus
Interpreti e personaggi:
Tony Musante: Sam Dalmas, Suzy
Kendall: Giulia, Enrico Maria Salerno:
Commissario Morosini, Umberto Raho: Alberto Ranieri, Eva Renzi:
Monica Ranieri, Mario Adorf: Berto Consalvi, Renato Romano:
professor Carlo Dover, Gildo Di Marco: Garullo/Addio, Giuseppe
Castellano: Monti, Pino Patti: Faiena, Fulvio Mingozzi: poliziotto,
Omar Bonaro: poliziotto, Bruno Erba: poliziotto, Annamaria Spogli:
Sandra Roversi, terza vittima, Rosita Torosh: quarta vittima, Karen
Valenti: Tina, quinta vittima, Werner Peters: antiquario, Reggie
Nalder: inseguitore col giubbetto giallo, Maria Tedeschi: anziana
nella nebbia, Carla Mancini: ragazza che guarda la TV, Giovanni Di
Benedetto: Professor Rinaldi
Fotografia: Vittorio Storaro
Montaggio: Franco Fraticelli
Musiche: Ennio Morricone
Scenografia: Dario Micheli
Costumi: Dario Micheli
Trucco: Pino Ferrante
Sam Dalmas, scrittore statunitense giunto in Italia
per trovare ispirazione, dopo avere scritto una giuda ornitologica,
decide di ritornare nel suo paese insieme alla sua ragazza Giulia.
Qualche sera prima della sua partenza, passeggiando
per strada, intravede all'interno di una vetrina l'aggressione di
una donna ad opera di una figura con cappello e cappotto scuro; la
figura vedendo Sam, si dilegua però ferendo la malcapitata vittima
di nome Monica Ranieri.
Sam essendo testimone chiave, non può più ripartire;
inoltre la figura vista da Dalmas è un pericoloso maniaco che ha giù
ucciso tre donne, e ne avrebbe ucciso una quarta se Sam non fosse
intervenuto.
C'è però un particolare che ha colpito Sam la sera
dell'aggressione di Monica, ma che non riesce a mettere a fuoco;
proprio per questo particolare che potrebbe incastrare l'assassino,
la vita di Sam è in pericolo.
Ma non solo la sua vita, ma anche quella di Giulia
perché il maniaco ha promesso che la prossima vittima sarà lei;
quindi Sam si ritrova ad improvvisarsi detective per cercare di
fermare lo psicopatico che vuole far del male a lui e alla sua
ragazza.
L'uccello dalle piume di cristallo fa parte della
categoria di Dario Argento denominata “trilogia degli animali” a
cui appartengono “4 mosche di velluto grigio” e “il gatto a nove
code”.
Il film è in puro stile Argento, abbellito da
atmosfere tetre e buie; forse a contribuire a ciò è anche la “carta
d'identità” della pellicola (il film è degli anni '70).
Anche qui, come in precedenti film del regista romano
(profondo rosso, tenebre) il protagonista è uno straniero che in
visita in Italia o per svago o per lavoro, si imbatte nella follia
omicida di uno psicopatico.
Lo svolgimento del film, man mano che scorre, rivela
sempre più un tono che è il giusto mix tra thriller e poliziesco;
ogni tassello in ordine cronologico, compone la strada per giungere
all'identità dell'assassino.
Il protagonista, giustamente scocciato dalla
situazione iniziale in cui a suo malgrado si è andato a cacciare, a
poco a poco sempre prenderci gusto nei panni dell'investigatore
improvvisato.
Argento ha dipinto un Sam Dalmas, governato dalle sue
paure e dai suoi istinti, ma che all'occorrenza sa mantenere sangue
freddo in qualsiasi situazione.
Come nella miglior tradizione delle pellicole del
regista romano, l'uccello dalle piume di cristallo si popola di
personaggi di contorno, molto particolari; l'antiquario omosessuale
un po' attratto dallo stesso protagonista, il pittore un po'
strambo, il sicario ex pugile con un giubbetto improponibile per
quei tempi e un commissario tenace e a volte irritante.
Anche qui, di sfondo alle motivazioni del maniaco,
c'è un'ingiustizia mescolata a violenza che ha alimentato una mente
malata molto fragile; nel momento finale del colpo di scena le
creature assassine di Argento, per quei pochi secondi che ci
separano dai titoli di coda, ci appaiono come delle povere vittime
che saremmo pronte a giustificare se non si fossero rese
protagoniste di efferati omicidi.
Il cattivo di turno, viene visto come l'incarnazione
del male che nascosto nell'oscurità delle tenebre, può colpire le
sue vittime in ogni momento; ciò che può fermarlo è un elemento a
sorpresa, non calcolato, come è in questo caso lo scrittore Sam
Dalmas.
Il film uscito il 19 febbraio 1970, scritto da Dario
Argento, si ispira all'avvenimento descritti nel libro “La statua
che urla” (titolo originale "The Screaming mimi") di Fredric Brown
(autore anche del famoso “La sentinella”).
La vicenda del film, è stata completamente filmata
nel quartiere Flaminio di Roma: l'appartamento dei coniugi Ranieri
si trova in via Donatello.
Va menzionata un'innovazione tecnica per quei tempi:
la ripresa soggettiva della caduta dalla finestra di uno dei
protagonisti (non si menziona il nome per non rovinare il film!).
In seguito Dario Argento ha ceduto i diritti sul film
per contribuire ad un riadattamento americano della pellicola.
Oltre all'uccello dalle piume di cristallo, Argento
ha ceduto i diritti per il remake di altri suoi due film come
Suspiria (già in pre-produzione) e Profondo Rosso (per il quale è
previsto un adattamento in 3D).
La stesura della sceneggiatura dell'uccello dalle
piume di cristallo, fu commissionata da Bernardo Bertolucci allo
stesso Argento, il quale inizialmente doveva solo adattare il
racconto di “la statua che urla”; ma il regista prese talmente a
cuore il progetto che applicò allo scritto le proprie idee e
modifiche.
Finita la stesura, Argento non riusciva a trovare
produttori che fossero disposti a produrre il film, senza però
modificarne la sceneggiatura; così Argento decise insieme a suo
padre Salvatore, di fondare la società “Seda Spettacoli” con la
quale produsse la sua fatica in cui aveva gettato anima e corpo.
Nel 1969 iniziarono le riprese, che si prolungarono
per sei settimane; le settimane di lavoro furono scandite dai
continui differenti punti di vista del regista e di Tony Musante
(Sam Dalmas) il quale non condivideva il modo istintivo e non
organizzato di girare di Dario Argento, dall'azione sabotatrice di
Goffredo Lombardi (distributore della Titanus).
Egli era intenzionato ad affidare la realizzazione
del film a Ferdinando Baldi dopo neanche una settimana di riprese,
perché scontento de materiale fino ad allora prodotto.
Altri impedimenti che rischiavano di mandare all'aria
il progetto furono i possibili costi di produzione causati dal
prolungamento delle riprese e lo spreco della pellicola.
La specie di uccello che da il titolo al film nella
realtà non esiste, ma è semplicemente una gru coronata (Balearica
Pavonina).
"Piume di cristallo", il brano appartenente alla
colonna sonora del film è stato impiegato nella pellicola di
Quentin Tarantino dal titolo “Death Proof” (A prova di morte); si
può sentire la canzone ne film di Tarantino, nel momento in cui Kurt
Russell spia le ragazze.
Nella scena in cui Sam Dalmas sfugge al sicario con
il giubbetto giallo (l'attore Reggie Nalder), viene inquadrato il
cinema Fiamma a Roma in cui stanno dando il film “La donna
scarlatta” che uscì proprio nel 1969.
Reggie Nalder era conosciuto all'epoca per aver
interpretato Rien nel film “L'uomo che sapeva troppo” di Alfred
Hitchcock; originariamente non doveva far parte del cast del film di
Argento, ma lo stesso regista gli propose la parte dopo averlo
conosciuto a Roma (l'attore doveva prendere parte ad un telefilm
americano ambientato in parte in Italia).
La pellicola non è esente però da incongruenze
vistose :qui se ne possono trovare due.
La prima riguarda la scena finale ambientata nella
galleria d'arte; Sam entra in una stanza completamente immersa nel
buio, ma così non dovrebbe essere perché le due enormi vetrate che
danno sulla strada, dovrebbero fornire molta luce alla galleria.
L'altra inesattezza è l'arrivo della polizia
all'interno della galleria nella scena finale; sarebbe stato
impossibile per gli agenti entrare, visto che le vetrate erano
apribili solo dall'interno.
Inizialmente il film non ebbe un successo omogeneo
nella penisola; fu accolto con distacco al nord, mentre al sud ebbe
un discreto successo; solo successivamente l'apprezzamento destato
nel meridione, si espanse anche nella parte settentrionale della
penisola con buonissimi incassi.